La nostra amica Katiu, oramai chick ad honorem, ci porta oggi alla scoperta di un tour davvero particolare a Torino: quello che ricorda la squadra di calcio granata, immortale, e nota a tutti come il Grande Torino

Francesca

Torino è una città che conoscono tutti.

Dalla Mole Antonelliana a Palazzo Madama, dai Murazzi al Parco del Valentino, da Venaria a Stupinigi senza dimenticare le Porte Palatine o la Gran Madre od ancora il Monte dei Capuccini.

Molti di noi avranno passeggiato sotto i portici del centro storico, avranno sorseggiato aperitivi lungo il Po o si saranno scaldati gustandosi una cioccolata al Caffè Fiorio.

Ma oggi vi voglio portare a conoscere un lato nascosto di questa meravigliosa città.

Perché Torino non è solo bagna cauda e cioccolato, ma è anche calcio.

E non sto parlando della Juventus, squadra attualmente tra le più forti al mondo, ma mi riferisco al Torino, o meglio: al Grande Torino, l’indimenticabile squadrone che rimarrà nei cuori anche dei meno sportivi.

Cosa vedere a Torino: il Museo del Grande Torino

A Grugliasco, paese della prima cintura torinese, sorge il Museo del Grande Torino. Gestito direttamente da un gruppo di tifosi, tutti volontari, è visitabile solamente nei weekend ma, credetemi, ne vale veramente la pena.

Situato all’interno di un vecchio cascinale, disposto su due piani, raccoglie memorie, cimeli, resti ed ogni gadget esistente riguardante il mondo granata.

C’è l’area dedicata alla storia dello stadio Filadelfia, con una parte delle vecchie gradinate in legno o una sezione della tribuna dei giornalisti (elementi che erano destinati alla discarica durante lo smantellamento dello stadio e recuperati da alcuni tifosi).

Una parte contiene tutte le maglie ufficiali utilizzate nelle varie competizioni. Altro spazio molto ampio è dedicato all’amicizia che incorre tra la squadra del Torino e quelle del River Plate (Buenos Aires) e del Benfica (Lisbona).

grande torino museo

grande torino scarpe giocatori

Al centrocampista Gigi Meroni, mancato tragicamente in un incidente stradale all’apice della sua carriera nel 1967, è dedicata un’intera sala.

grande torino morte meroni

Ma la parte sicuramente più emozionante, quella in cui mi sono venute le lacrime agli occhi ascoltando i racconti delle due guide, è quella che ospita alcuni reperti della strage avvenuta a Superga il 4 maggio 1949.

Una parte dell’ala dell’aereo, alcune valigie dei calciatori, ritagli delle prime pagine dei giornali dell’epoca.

Il tour granata prosegue poi raggiungendo due punti lungo le vie cittadine: la lapide a Gigi Meroni, in Corso Re Umberto, ed il nuovo stadio Filadelfia.

La lapide a Gigi Meroni

Sorge proprio all’incrocio in cui avvenne il tragico incidente: Gigi, insieme ad un suo compagno di squadra, esentati dalla cena post partita, stavano attraversando la strada per raggiungere un bar e chiamare così le proprie famiglie, per avvisarle del rientro anticipato a casa.

Meroni e Fabrizio Poletti vennero travolti da un’auto.

Poletti fu colpito di striscio, Gigi morì poche ore dopo in ospedale.

Destino vuole che l’auto venisse guidata da Attilio Romero, all’epoca giovane neopatentato, che divenne nel 2000 presidente proprio del Torino Calcio.

Il nuovo stadio Filadelfia

Il nuovo stadio Filadelfia invece si trova poco distante dall’altro stadio cittadino, il Comunale. Abbandonato dalla società dopo la tragedia di Superga, è solo ad opera dell’attuale presidente granata se lo stadio riesce a rinascere dalla proprie macerie.

All’ingresso vi è un’opera moderna a memoria del Grande Squadrone e, poco distante dai cancelli, una vecchia parte delle tribune in mattoni rievoca ai tifosi gli anni dei grandi successi.

grande torino stadio filadelfia

 

Superga: tra basilica, cremagliera e Grande Torino

 

Superga

L’ultima tappa, ovviamente, porta direttamente a Superga.

Lì dove, in quella maledetta sera di maggio del 1949, l’aereo di rientro dal Portogallo si schiantò contro il muro di cinta della Basilica.

Una lapide ricorda i nomi di tutte le persone venute a mancare, dai calciatori ai dirigenti, dagli assistenti ai giornalisti. Sciarpe di ogni squadra e credo sportivo aleggiano sugli alberi lì vicino e striscioni commemorativi esprimono i sentimenti di ognuno di noi.

Perchè alla fine una città non è solo bagna cauda e cioccolato, piazze e castelli, bar e fiumi.

E’ anche il cuore della gente, è anche il ricordo degli anziani o gli occhi lucidi di un tifoso che, ripensando alla propria squadra del cuore, non si vergogna di piangere davanti ad una turista curiosa.

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