Questo post è stato scritto a quattro mani, da FrancescaGi e Francesca.
Sebbene abbiano visitato Abu Simbel separatamente e ad anni di distanza l’una dall’altra, parlando del viaggio come si fa tra amiche, ne sono venuti fuori questi due ricordi, e hanno pensato di farci un bell’articolo.
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Indice
Abu Simbel: Il ricordo di Francesca
Un’alzataccia in piena notte. Un volo di due ore da Il Cairo ad Abu Simbel su un aereo a elica, di una improbabile compagnia locale. Da lì pochi minuti di bus, che mi scarica sul retro di una collina brulla.
A piedi, nel fresco del mattino, giro intorno a quella che sembra una piccola montagna di granito, alla mia destra il Lago Nasser.
Arrivata lungo il lato destro della collina, quasi sulla sua sommità, spunta un naso. Affretto il passo, l’emozione è tanta.
Il tempio non è come me lo aspettavo, è molto di più.
Le quattro statue di Ramses II, forse il più grande faraone che l’Egitto abbia mai avuto, sono enormi. La loro magnificenza risplende nella luce gialla del mattino, è una visione che non mi scorderò mai più.
Mi avvicino e scopro che sono più bassa dell’alluce del faraone. Ramses II mi fa sentire minuscola e speciale.
Stare in piedi a guardare tanta grandezza, adesso è un privilegio per pochi. È vero che un è sito molto turistico, ma la sua dislocazione lo rende poco accessibile. La paura, il pregiudizio e le attuali condizioni sociopolitiche dell’Egitto, fanno il resto.
Lì accanto il tempio dedicato a Nefertari, l’amatissima e preferita moglie di Ramses II, giace quieto. La leggenda narra che la Regina, malata da tempo, sia morta proprio varcando la soglia della tomba che l’avrebbe regalata non sono all’eternità, ma ai miti senza tempo.

Molto più probabilmente invece, Nefertari morì prima di vedere la sua tomba finita.
In qualsiasi altro posto al mondo il tempio della Regina sarebbe preso d’assalto, ad Abu Simbel quello del marito lo mette decisamente in ombra.
Ammetto che anche io, dopo le foto di rito, mi dedico di più a Ramses II.
All’interno il tempio del Faraone è incredibile. Narra molti episodi della la sua vita, celebra soprattutto la vittoria militare contro gli Ittiti nella storica battaglia di Qadesh.
Lascia senza fiato. Le parole e le foto, non possono rendere l’idea della sensazione che si prova ad essere davanti a tanta magnificenza.
Il tempio fu eretto per intimidire il popolo nubiano, nemico dell’Egitto che regnava al confine sud. Siamo nell’ottavo secolo Avanti Cristo.
Quasi 3000 anni dopo, di sicuro, intimidisce me.
Abu Simbel: Il ricordo di Francesca Gi
Abu Simbel è stata la ciliegina sulla torta della nostra crociera sul Nilo. L’abbiamo pagata a parte, perché di solito funziona così, ma è valsa ogni centesimo speso.
Si prende l’aereo da Assuan e si atterra sulla riva occidentale del Lago Nasser, 40 km a nord del Sudan.
Noi siamo andati i primi giorni di giugno e abbiamo trovato ad attenderci 42 gradi e un sole cocente. Diffidate da chi vi dice “sì, ma quello è caldo secco e si sopporta meglio“. Non ha idea di cosa sta dicendo. Un immenso phon soffia aria bollente e il sole che si riflette sui templi è accecante.
Come gran parte delle opere egiziane mi ha lasciata di sasso per la sua grandezza e magnificenza. Abu Simbel non ha fatto eccezione. Ci si sente così piccoli lì di fronte, così insignificanti.
All’interno è vietato scattare foto, ma anche lì gli occhi, dopo che si sono abituati alla minor luce, non sanno davvero cosa guardare. I geroglifici mi hanno incantata in ogni tempio egiziano. Trovo incredibile lo stato perfetto in cui si sono conservati fino ai giorni nostri, tutte le storie che racchiudono.
Questa è la Storia, con la S maiuscola. Qui non c’è solo la vita di Ramses II e di Nefertari, c’è l’intera cultura di un popolo ed è strabiliante.
Pensare poi che un’opera del genere sia stata traslocata, mi ha lasciata incredula e stupefatta. Sono stata così tanto nel piazzale antistante con la bocca aperta e lo sguardo perso che solo quando sono salita sull’aereo per il ritorno mi sono resa conto di essermi scottata le spalle!
Abu Simbel in breve
Il villaggio di Abu Simbel è piccolo e sonnolento. Qui i turisti si fermano in genere solo le poche ore necessarie a visitare i templi colossali che lo hanno reso famoso.
I templi sono due.
Il grande, anche se dedicato alle divinità protettrici delle grandi città egiziane (Amon di Tebe, Ptah di Menfi e Ra-Harakhty di Eliopoli), fu costruito in onore di Ramses II.
La sua facciata di 33 metri di altezza, con le quattro statue di Ramses II che indossa la doppia corona dell’Alto e del Basso Egitto, doveva impressionare e spaventare, per mostrare a chi proveniva da Sud la grandezza del Faraone.
L’interno, invece, è stato concepito per rivelare l’unione del dio e del sovrano.
Il tempio di Hathor (dea dell’amore, della gioia, madre universale che generava il dio sole e che allattava Horus e il suo rappresentante, il faraone) fu costruito da Ramses II in onore della moglie Nefertari.
Sulla facciata spiccano sei statue alte 10 metri raffiguranti Ramses e Nefertari accanto ad alcuni dei loro figli.

Abu Simbel: lo spostamento
Abu Simbel fu scoperto per la prima volta dall’archeologo svizzero Burchkhardt nel 1813, ma il primo ad entrarvi nel 1817 fu l’italiano Belzoni (se siete stati a Gisa ed entrati nella piramide di Chefren, sapete bene di chi parlo).
Dal 1979 tutto il sito è patrimonio Unesco.
La cosa più curiosa dei templi di Abu Simbel è che sono stati spostati. Nel 1960 fu infatti deciso di costruire la diga di Assuan, l’enorme invaso avrebbe che, creando l’artificiale Lago Nasser, avrebbe però completamente allagato i templi nubiani, tra i quali quelli di Abu Simbel.
Più di 100 paesi grazie l’Unesco, presentano progetti per salvare i monumenti. Vinse il progetto svedese, che prevedeva il taglio e lo smontaggio, blocco per blocco, di statue e templi.
Il tutto fu riaggregato poi su una collina artificiale creata apposta, 65 metri più in alto del punto di origine e 300 metri più all’interno rispetto al lago.
I lavori durarono quattro anni e finirono nel 1968. La ricostruzione fu meticolosa anche nel riposizionare i templi rispetto agli astri.
Gli ingegneri sono riusciti a consentire al sole due volte l’anno, anche se purtroppo sfalzando di un giorno rispetto alla posizione originale, di illuminare la camera centrale del tempio dove troneggiano le quattro statue di Ptah, Amon, Ramses II e Ra.
Il fenomeno avviene il 22 febbraio e il 22 ottobre di ogni anno.
Questo post è stato scritto da:

Francesca



Ho lavorato 25 anni in Egitto ed il sito di Abu Simbel l’ho visto in tutte le sue trasformazioni nel corso del tempo…C’erano solo il maestoso tempio di Ramses e di Nefertiti ed una serie di sparute acacie spelacchiate sotto le quali noi, guide ed accompagnatori, cercavamo un minimo di refrigerio nell’attesa che i turisti finissero la visita. Ora è un luogo molto organizzato, con punti di ristoro. shopping, e soprattutto toilette degne di questo nome (sembreranno sciocchezze ma tutto ciò al suo bel perché vista l’asprezza del luogo.
Però…l’emozione più straordinaria si può avere arrivando su una delle tre imbarcazioni che effettuano la crociera sul lago Nasser che attraccano proprio lì davanti e lì ci rimangono anche per il pernottamento facendo godere la vista e l’anima di uno spettacolo mozzafiato.