Sono un amante delle terme, lo ammetto. Mi piacciono molto e ne ho girate parecchie in Italia e in Europa.
Ma terme come quelle di Hévíz, paesino di 4.500 anime sulla punta più occidentale del lago Balaton – Ungheria, credetemi, sono un’esperienza unica. Non ci sono piscine o percorsi da fare, ma un lago.
Un lago di origine vulcanica, profondo un kilometro, con un gyser sul fondo dal quale escono 410 litri di acqua al secondo. Ogni 2/3 giorni l’acqua del lago si rinnova completamente. D’estate l’acqua raggiunge anche i 37 gradi, d’inverno non scende mai sotto i 22.
Lo stabilimento è ben organizzato e, sebbene nessuno alla reception parli inglese, riusciamo a entrare e ad accedere al lago.
La prima cosa che noto è che tutti i bagnanti hanno una ciambella alla quale aggrapparsi; nessuno nuota libero. L’acqua del lago è profonda, anche ai lati. Ma che nessun ungherese sappia nuotare? Mi sembra strano ma, dico tra me e me, paese che vai…
Avvicinandomi noto che l’accesso al lago avviene attraverso delle scale e che già il secondo scalino è invisibile.
L’acqua del Lago di Hévíz è nera, tipo petrolio.
So già che non avrò mai il coraggio di fare il bagno lì dentro. Dalle scale prosegue un’asse di legno sottilissima che si lancia verso il centro del lago, al quale i disgraziati che come me sono sprovvisti di ciambella, si aggrappano.
Prendo aria e scendo gli scalini.
I piedi spariscono, poi le ginocchia, quindi tutte le gambe. L’acqua è caldissima e oleosa. Immergo una mano e dopo 10 centimetri non esiste più. L’acqua ha proprietà terapeutiche che si dicono miracolose; la sensazione che lascia sulla pelle è strana, ma non spiacevole. Proseguo la discesa, oramai non sento più scalini sotto i piedi. Mi faccio coraggio e mi aggrappo al passamano di legno.
L’acqua stringe i polmoni in una morsa bollente, la sensazione di non respirare è davvero forte.
Nuotare qui dentro è impossibile, impensabile immergere la faccia e il terrore che qualche creatura mi azzanni i piedi è ben presente nella mia testa. Ho visto troppe volte Lo Squalo, lo so e anche Piraña.
Razionalmente mi rendo conto che nessun pesce può sopravvivere in acqua di 35°/37° (a meno che non sia lesso), ma non resisto lo stesso.
Esco di corsa, salgo gli scalini, mi avvolgo nel telo e mi stendo sul lettino.
Bello eh, particolare, davvero unico al mondo.
Ma, caro Lago di Hévíz, non mi rivedrai.
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Lago di Hévíz
Questo post è stato scritto da:

Francesca
La capa, dalla cui mente è nato Chicks and Trips. Senese di nascita, europea per vocazione, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e poi l'ha appesa al chiodo sopra la televisione, tanto le stampe come complemento d'arredo vanno di moda. Passa il suo tempo a scrivere atti più o meno pubblici, fare foto e pettinare gatti. Se dovesse andare a Hong Kong, sceglierebbe un volo con scalo a Londra e un tempo di attesa di un paio di giorni, pur di farsi un giro nella città della Regina. Sogna di vincere alla lotteria e passare il resto della vita in un appartamento con camino a Mayfair. Autrice de "I Cassiopei (biografie non autorizzate) e "Storia di Biagio".
Decisamente inquietante. Proverei ma proprio due secondi, non di più! 😉
Era iniziato come un racconto bucolico e si è trasformato in un thriller
ho capito un’altra cosa che non fa per me 😉
Ehm… diciamo che è… un’esperienza da provare… SOLO una volta nella vita! ;-D
Io invece ho fatto una bella esperienza. Ho comprato anche io la ciambella che utilizzo ancora per il mare. Il lago ha anche delle zone in cui si tocca ma il fondale è fangoso ed è meglio evitare. Ps ci sono alcune specie di pesci che possono sopravvivere anche atemperature più alte
Oddio non me lo dire, ho il terrore dei pesci XD