In questo post vi parlerò dei misteri di Venezia e di come andare alla ricerca di cose strane e insolite da vedere nella Serenissima, creando un itinerario interessante, creativo e del tutto nuovo!

Venezia è la città più bella del mondo.

Non ci sono città eterne (scusate Roma, Istanbul e Gerusalemme), né ville lumiére, né grandi mele che tengano.

Se parli della città più bella, parli di Venezia. E visitarla è sempre una sfida, perché il rischio di perdersi nel suo dedalo di viuzze e calli è altissimo.

Figuriamoci poi se riesci a trasformare la visita della Serenissima, in una specie di caccia al tesoro, perfetta se passate un weekend a Venezia.

Perché appena ho prenotato il treno, ho anche comprato questa guida qui: “Venezia insolita e segreta”. Il sottotitolo è “Le guide scritte dagli abitanti”. Non potevo resistere e ho fatto bene.

E’ una raccolta di leggende o fatti veri, che prendono spunto da una statua, un segno sul muro, un bassorilievo.

Tutto sparso per i sei sestrieri della città e per niente facile da trovare. Ha trasformato la visita in una interessantissima caccia ai misteri di Venezia.

In due giorni a Venezia siamo riusciti a scovarne davvero pochi, ma è una scusa per tornare, no?

Pronti?

Un buon modo di risparmiare a Venezia
è quello di acquistare un biglietto combo che includa l’ingresso a Palazzo Ducale e i tour delle isole Murano e Burano.

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Itinerario tra i misteri di Venezia

Venezia è un dedalo di stradine e viuzze strette e altissime.

È molto difficile orientarsi, anche perché gli strumenti moderni come navigatori e cellulari, fanno fatica a distinguere una via che si trova a mezzo metro dall’altra!

In questo itinerario tra i misteri di venezia, vi ho messo i riferimenti più vicini alle varie cose da vedere.

Divertitevi!

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La Vecchia col Mortaio

(Angolo tra Mercerie e Sotoportego del Cappello)

A pochissimi passi da Piazza San Marco, troviamo un curioso altorilievo. Raffigura una vecchia signora che lancia qualcosa da una finestra.

Ricorda il 15 giugno 1310, quando la famiglia Tiepolo, insieme ad altre famiglie patrizie, congiurarono contro il doge Pietro Gradenigo.

Le milizie del doge erano però state avvertite e intercettarono i congiurati in Piazza San Marco. Ne nacque una cruenta battaglia con i congiurati che ripiegarono, scappando da San Marco verso Rialto.

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La Signora Giustina vide la ritirata e lanciò dalla sua finestra un mortaio, uccidendo il portabandiera dei Tiepolo e mettendo fine alla ribellione.

Sul pavimento c’è anche una pietra bianca, che segna il punto d’impatto dove cadde il mortaio.

La signora presentò però il conto al Doge. Ogni anno, il 15 giugno, ottenne di poter esporre l’emblema di San Marco e ottenne che la sua pigione non fosse mai aumentata, né per sé né per le sue figlie.

Che donna!

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San Zulian e la vittoria contro la sifilide

(Campo San Zulian)

Sulla facciata della Chiesa di San Zulian, trovate la statua di Tommaso Rangone. Non era un santo, nè un uomo di chiesa.

È però un personaggio molto importante per Venezia, un medico, perché scoprì una pianta sudamericana che curava la sifilide in modo naturale.

Nel 1553 Rangone finanziò la costruzione della chiesa e si fece mettere sulla facciata.

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Siede su di un’urna indossando la toga, simbolo del suo sapere. Il globo alla sua destra ha come inclinazione la latitudine di Venezia e mostra l’oroscopo del suo giorno di nascita, il 18 agosto 1493.

Dalla parte opposta, un altro globo, mostra il Sud America dove il medico trovò la pianta.

Il medico ha nella mano destra un ramo della pianta curativa che lo fece ricco e nella mano sinistra un libro aperto con su scritto DEUS e HIQ, traducibile con “da ogni lato”.

Secondo Rangone, Dio può essere contemplato ovunque, sia in cielo che in terra.

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I portabandiera di San Marco

Di fronte alla Basilica di San Marco, ci sono tre portabandiera rossi.

Se guardate in alto, noterete che in cima vi sono dei simboli. Rappresentano i regni conquistati dai Dogi: Cipro, Creta e il Peloponneso.

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In epoca napoleonica se ne chiese l’abbattimento perché avrebbero simboleggiato la tirannia. Furono salvati perché, dopo ampie discussioni, se ne fece i tre simboli di Libertà, Virtù e Uguaglianza.

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I capitelli del Palazzo Ducale

A studiare i capitelli delle colonne di Palazzo Ducale potete passare un intero pomeriggio, tanto sono complessi. Per un buon quarto d’ora ho cercato di seguire la guida nelle spiegazioni, poi, francamente, mi sono persa.

Quelli angolari sono i più grandi e quindi i più facili da comprendere e da trovare e hanno tema biblico (qui sotto “Il peccato originale” e vicino al Ponte dei Sospiri “L’ebbrezza di Noè”).

misteri di venezia capitelli

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Poi ci sono tutti gli altri: la serie dei sette vizi capitali, quella degli uccelli con la preda, delle donne latine, dei mestieri e oltre.

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Le colonne rosa di Palazzo Ducale

Queste sono tra i misteri di Venezia più facili da trovare, si trovano proprio sul lato del Palazzo che si apre su Piazza San Marco.

Si dice che il Doge si affacciasse da qui per annunciare le sentenze di morte (il rosa delle colonne ricorderebbe il sangue del condannato).

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Il patibolo era collocato tra le due colonne della Piazza (quelle qui sotto: non fate caso all’obbrobrio che stava transitando in quel momento) in modo che il condannato potesse guardare la torre dell’Orologio, esattamente di fronte a lui, ma dall’altra parte della piazza.

misteri di venezia colonne rosa

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Così sapeva esattamente a che ora avveniva la propria morte. Non fate commenti.

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Ponte delle Tette

Ai tempi della Serenissima, accanto a Rialto c’era un intero quartiere che oggi chiameremmo “a luci rosse”.

Un enorme bordello.

Oggi a ricordarlo troviamo il Ristorante “Delle Carampane” (delle sgualdrine – che pare sia uno dei migliori di Venezia) e il Ponte delle Tette.

Si chiama così perché le prostitute si affacciavano a seno scoperto per attirare i clienti.

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In realtà pare fossero incoraggiate dal governo di Venezia. Si preferiva infatti che fossero commessi peccati minori (come la fornicazione) piuttosto che la sodomia (ORRORE ORRORE!) che pare fosse di gran moda in quel periodo (!).

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Palazzo Lezze la casa filisofale di Venezia

(Fondamenta della Misericordia 3598)

Anche nei pressi di questo palazzo, come per quello Ducale, potete passare un intera giornata a decifrare i bassorilievi e scoprire il loro significato.

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Io mi sono limitata a vedere i bassorilievi principali, visto che di filosofia non ne mastico tantissima e la maggior parte era davvero difficile da comprendere.

misteri di venezia filosofale

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Il bassorilievo all’angolo destro della facciata (qui sopra) mostra un re con una corona di fiamme (l’Oro filosofico) affiancato da due personaggi (che sarebbero il Mercurio e il Sale quali elementi alchemici) sovrastati dal Sole e dalla Luna.

Nel bassorilievo dietro l’inferriata, un ermafrodita (l’essere perfetto), risultante dalla sintesi di mercurio e zolfo (i due serpenti ai lati) tiene arbusti in entrambe le mani.

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Sopra l’ingresso del Palazzo, la testa di donna è la rappresentazione dell’Alchimia nella sua forma umana.

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La Ruota degli innocenti

(Calle della Pietà)

Quello che rimane della Chiesa della Pietà è al lato sinistro (spalle al canale) dell’Hotel Metropole. All’interno di questa porta girevole venivano messi i bambini che poi sarebbero stati soccorsi dai religiosi.

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Accanto alla porta pare che ci sia, ma non sono riuscita a trovarla, un bassorilievo della Vergine Maria con una piccola fessura, nella quale poteva essere inserito un contributo per il mantenimento dei bambini.

Viva Vittorio Emanuele

(Ponte del Borgoloco)

Questo e il prossimo sono tra i miei misteri di Venezia preferiti.

Nel periodo della dominazione austriaca, a Venezia era proibito parlare di politica. Figuriamoci schierarsi apertamente dalla parte dell’Italia. Così si ricorreva spesso a messaggi in codice per rivolgersi alla popolazione.

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Le inferriate di questo ponte potrebbero sembrare delle eleganti volute o dei cuori. Ma se guardate attentamente si possono scorgere le lettere W V E: Viva Vittorio Emanuele.

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Ingegnoso e davvero ben fatto!

Guerra al Santa Fosca

(Ponte di Santa Fosca)

Le impronte che vedete su questo ponte (in veneziano le sampe) ricordano le battaglie tra le famiglie dei Nicolotti e Castellani, che si svolgevano sempre da settembre a Natale.

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Qui le due formazioni rivali si scontravano con dei rituali precisi, con tanto di padrini e arbitri. Valevano tutti i colpi. Le sfide erano prima individuali e poi di massa. Vinceva chi per primo piantava la propria bandiera sulla sommità del ponte.

Al tempo però i ponti a Venezia non avevano parapetto. Per cui era molto probabile finire in acqua dopo aver preso una scarica di legnate.

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Massoneria in Chiesa

(Campo della Maddalena)

La Chiesa della Maddalena resta quasi sempre chiusa, ma non passa certo inosservata. Innanzitutto per la sua pianta circolare e poi per i simboli che reca nella sua facciata.

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L’occhio all’interno del triangolo (simbolo di Dio ma ripreso dalla massoneria) e la scritta “Sapienta aedificavit sibi dominum” (La sapienza è edificata) sembrano simboli molto poco religiosi e tanto laici.

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La chiesa fu infatti costruita quando la massoneria era in pieno sviluppo a Venezia e l’architetto della Chiesa della Maddalena, Tomaso Temanza, ne fu grandemente influenzato.

Il cuore di Mattoni

(Sotoportego dei preti, lato Salizada del Pignater)

Nel Sotoportego dei Preti, proprio all’uscita, troverete questo cuore di mattoni rossi, che nasce da una bellissima leggenda.

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Pare infatti che in questa casa vivesse il giovane pescatore Orio che gettava sempre le sue reti in un canale vicino. Un giorno sentì gridare “Liberami, ti prego” e vide tra l sue reti una bella ragazza che però aveva la coda di pesce.

I due parlarono fino all’alba e si dettero appuntamento per la notte successiva e per quelle dopo ancora. Si innamorarono e Orio chiese a Melusina, questo il nome della ragazza, di sposarlo. Lei disse di sì, ma a patto che si vedessero tutti i giorni escluso il sabato.

Orio accettò. Tutto andò bene per un po’ di tempo, fino a quando il giovane incuriosito, si recò al solito posto di sabato e vi trovò un serpente.

Melusina era vittima di un maleficio che ogni sabato la trasformava in un serpente. Ma ad Orio poco importava e la sposò lo stesso. Ebbero tre figli e vissero felici fino a quando Melusina si ammalò e morì. Il corpo fu restituito al mare, come da suo volere.

Orio pensava che mai sarebbe riuscito a destreggiarsi tra la casa, i figli e la pesca ma ogni giorno, al suo rientro, trovava la casa in perfetto ordine. Pensò che la vicina di casa lo aiutasse a sua insaputa ma un giorno, rientrando prima del solito, vi trovò un enorme serpente. Spaventato lo uccise.

Da allora, la casa fu sempre in disordine. Orio si rese conto di aver ucciso Melusina, ora morta per sempre per sua mano.

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Dove si trovava la loro casa, fu posto questo cuore rosso in mattoni; si dice che se passandoci sotto lo si bacia, un desiderio si realizzerà entro l’anno.

Ca’ Dario: il palazzo maledetto

(Canal Grande, lato Dorsoduro, tra Rio delle Tereselle e Rio della Fornace)

Infine, abbiamo visto quella che sembra essere la casa maledetta di Venezia: Palazzo Dario.

Pare che infatti tutti i suoi proprietari siano destinati a morire di morte violenta o sospetta.

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Gli episodi iniziano subito dopo la sua costruzione. L’ambasciatore di Venezia a Costantinopoli, Giovanni Dario, fece edificare il palazzo e vi si trasferì insieme alla figlie e al genero. Subito dopo però perse la sua influenza politica, il genero ebbe un tracollo finanziario e la figlia morì di crepacuore.

Un altro dei proprietari che visse a Ca’ Dario per poco tempo, Giacomo Barbaro, fu assassinato a Creta.

Il successivo, un commerciante di diamanti armeno, subito dopo l’acquisto perse tutto quello che aveva e morì poverissimo. Nel XIX secolo lo scienziato Rawdon Brown, che aveva abitato nel palazzo, finì sul lastrico e si suicidò con il suo amante. Charles Briggs fuggì da Venezia dopo lo scandalo della sua relazione omosessuale e il suo amante si suicidò in Messico.

Filippo Giordano delle Lanza negli anni ’70 fu ucciso dal suo amante; il proprietario successivo, Fabrizio Ferrai, perse tutto il suo patrimonio e la sorella fu trovata morta in un campo.

Raul Gardini acquistò il palazzo negli anni ’90, ma morì suicida poco dopo.

Per ultimi, sia il tenore Mario di Monaco (che ebbe un incidente d’auto mentre si recava dal Notaio per formalizzare l’acquisto) che Woody Allen, hanno rinunciato ad acquistare il Palazzo, dopo aver saputo della sua pessima fama.

Il proprietario attuale pare che sia una società americana, che lo sta restaurando.

Una Curiosità: le gondole e i sestieri

Infine una cosa che forse ero l’unica a non sapere.

In cima a tutte le gondole (a prua direbbero i marinai) c’è una specie di pettine in ferro.

Ecco, i sei denti in avanti rappresentano i sei sestieri di Venezia (i sestieri sono i quartieri: Cannaregio, Dorsoduro, San Polo, Castello, Santa Croce e San Marco), il dente all’indietro rappresenta la Giudecca.

Mentre la punta del ferro è il cappello del doge e l’archetto tra il sesto dente e il cappello del doge il Ponte di Rialto.

Tutto il dente in ferro ha la forma di S e rappresenta il Canal Grande. La sua funzione è però quella di ammortizzare gli urti e bilanciare il peso del gondoliere che rema da poppa.

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Vi sono piaciuti i misteri di Venezia? Ne avete altri da raccontare o che avete visto?

Se siete innamorati della Serenissima, leggete qui

Guerra al Santa Fosca

Massoneria in Chiesa

Cuore di mattoni

Ca' Dario

La Vecchia col Mortaio

San Zulian

Palazzo Lezze

La ruota degli Innocenti

W Vittorio Emanuele

Questo post è stato scritto da:

Francesca

Francesca

La capa, dalla cui mente è nato Chicks and Trips. Senese di nascita, europea per vocazione, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e poi l'ha appesa al chiodo sopra la televisione, tanto le stampe come complemento d'arredo vanno di moda. Passa il suo tempo a scrivere atti più o meno pubblici, fare foto e pettinare gatti. Se dovesse andare a Hong Kong, sceglierebbe un volo con scalo a Londra e un tempo di attesa di un paio di giorni, pur di farsi un giro nella città della Regina. Sogna di vincere alla lotteria e passare il resto della vita in un appartamento con camino a Mayfair. Autrice de "I Cassiopei (biografie non autorizzate)" e "Storia di Biagio".