Un itinerario in Normandia e Bretagna fatto in auto non può non prevedere una sosta in alcuni dei luoghi protagonisti della storia del secolo scorso: le spiagge dello sbarco in Normandia.
Si tratta di luoghi importantissimi dal punto di vista storico, ma anche naturalistico.
Ricchi di flora e di fauna, marine e non, sono zone in larga parte protette. Questo non vuol dire che non si possano visitare e farci sun bel picnic, cosa che vi consiglio assolutamente.
Perché, vi svelerò un segreto: non è vero che in Normandia piove sempre.
Quando la visitiamo noi, la Normandia ci accoglie con un caldo e un sole spiazzanti che fanno decisamente a pugni con i maglioni nelle nostre valigie.
Ma che io mi lamenti del bel tempo, per quanto inaspettato, non esiste!
Detto questo, se volete visitare i luoghi e le spiagge dello sbarco in Normandia, avrete tante domande: quale spiaggia visitare per prima? Come muoversi? Quali musei vedere e quali no?
In questo post, proverò a rispondere a tutte queste domande, che poi erano anche le mie prima di andarci.
Indice
- 1 Visitare le spiagge dello sbarco: serie TV da vedere
- 2 Dove si trovano e quali sono le spiagge dello sbarco in Normandia?
- 3 Come visitare le spiagge dello sbarco in Normandia?
- 4 Dove fare base per visitare le spiagge dello Sbarco?
- 5 Quanto tempo occorre per visitare le spiagge dello sbarco?
- 6 Le spiagge dello sbarco in Normandia.
- 7 Lo sbarco in Normandia visto dal più grande di tutti: Robert Capa
Visitare le spiagge dello sbarco: serie TV da vedere
Già il precedente inverno, quando il viaggio in Normandia ha iniziato a prendere forma, sono cominciate anche le letture e le visioni di film sullo sbarco.
Prepararsi e conoscere gli avvenimenti accaduti, è fondamentale per visitare luoghi come la Normandia, importantissimi per la nostra storia recente.
- un classico, Il giorno più lungo di Cornelius Ryan, il primo libro mai scritto sullo sbarco, pieno di aneddoti divertenti, commoventi, eroici e curiosi – episodi avvenuti poco prima, durante e poco dopo lo sbarco stesso;
- il secondo è Banda di Fratelli, una mini serie TV di una decina di anni fa prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks sulle vicende della Easy Company (ossia la compagnia “E” del 2º Battaglione del 506º Reggimento di Fanteria Paracadutista della 101ª Divisione Aviotrasportata, detta anche le “aquile urlanti” – Screaming Eagles) – vi dico solo che mi è piaciuta talmente tanto che dopo averla presa in prestito in biblioteca, l’ho comprata e l’ho rivista da capo (due volte).
Tratto da Enrico V di W. Shakespeare:
Da oggi, fino alla fine del mondo, noi saremo ricordati.
Noi, pochi fortunati, noi, Banda di Fratelli.
Perché colui che oggi è con me
e versa il suo sangue sul campo,
egli è mio fratello.

Dove si trovano e quali sono le spiagge dello sbarco in Normandia?
Le spiagge relative al D-Day (6 giugno 1944) si trovano nella Francia del Nord, nella regione Normandia.
Dal villaggio di Ouistreham fino alla penisola del Cotentin, e quindi da est verso ovest, si trovano le 5 spiagge dello sbarco in Normandia:
- Sword Beach
- Juno Beach
- Gold Beach
- Omaha Beach
- Utah Beach

Come visitare le spiagge dello sbarco in Normandia?
- Auto: Il modo migliore per visitare le spiagge della Normandia, se si ha abbastanza tempo è farlo in auto. Viaggiare on the road consente di scegliere quali spiagge, memoriali, cimiteri e monumenti visitare. Permette di andare al proprio ritmo, tornare indietro se si vuole, restare più a lungo in un posto che ci piace. È possibile visitare piccole realtà e fare deviazioni dai percorsi turistici. È quello che abbiamo fatto noi nel nostro itinerario in Normandia e Bretagna. Leggi il mio post su come noleggiare un’auto low cost in Francia.
- Tour guidati: Se non avete voglia di guidare, potete fare base a Parigi e programmare un’escursione di un giorno. Il vantaggio di fare un tour è, ovviamente, avere una guida che organizzi tutto e racconti i punti salienti di un luogo. Una buona guida sa come coinvolgere il viaggiatore raccontando storie e fatti sul D-Day e sulle spiagge dello sbarco. Chiaramente, essendo i luoghi dello sbarco sparsi su una vasta area, i tour organizzati scelgono di visitare solo alcuni punti, per sfruttare al meglio il tempo. Cliccate qui per un tour di un giorno da Parigi o qui per un tour di un giorno da Bayeux.
- Mezzi pubblici: non è facile fare un tour completo delle spiagge dello sbarco solo con i mezzi pubblici. Da Parigi, un treno locale arriva alla stazione di Arromanchel-les-Bains, ma impiega oltre 2 ore e mezzo. Da lì, occorre spostarsi in bus lungo la costa.

Monumento alla Easy Company a Breacourt Manor
Dove fare base per visitare le spiagge dello Sbarco?
Una volta arrivati, essendo la zona abbastanza vasta, ma visitabile in uno o due giorni, bisogna scegliere dove fare base per visitare il sito.
Noi abbiamo alloggiato ad Arromanches-les-Bains. Con un colpo di fortuna, visto che era alta stagione, abbiamo trovato un piccolo albergo che si affacciava sulla spiaggia e lo abbiamo usato come base.
Se siete fortunati come me, date un’occhiata all’Hotel D’Arromanches Pappagall
Altrimenti, anche alloggiare a Caen o a Bayeux è ottimo per poi muoversi lungo la costa.

Quanto tempo occorre per visitare le spiagge dello sbarco?
Rispondere a questa domanda è molto difficile.
Dipende dall’interesse che avete nella storia e dal tempo a disposizione.
Noi abbiamo passato qui due giorni, ma poi durante la strada del ritorno, abbiamo deviato di nuovo per dormire a Carentan.
Oltre alla storia, le spiagge sono famose località balneari, incontaminate e bellissime (non pensate alle nostre spiagge zeppe di stabilimenti e ombrelloni, lì non c’è niente!).
Fare picnic e passare tutto il giorno a rilassarsi in riva all’oceano, non è un brutto modo di passare le vacanze!
Comunque, direi che 2 giorni sono il tempo minimo per visitare le spiagge del D-Day.

Le spiagge dello sbarco in Normandia.
Dopo tutti i film e le letture, le spiagge dello sbarco in Normandia che mi trovo davanti, non sono quelle che mi ero immaginata: sono grandissime, selvagge, si respira aria di libertà e il mare è di un color cobalto strabiliante – alcune sono addirittura protette come luoghi naturali di riproduzione flora e fauna.
Tutta la costa normanna, da Merville fino a Quineville (ma anche l’interno, Carentan, St. Mère Église, St. Marie du Mont) è punteggiata di monumenti, lapidi, targhe commemorative, piccoli altari dove sventolano bandiere francesi o americane.

Decine di piccoli musei di ogni tipo (a St. Come du Mont c’è persino quello dedicato alle gesta della Easy Company chiamato Dead Man’s Corner Museum) sorgono in ogni paesino e attirano turisti da tutto il mondo (tantissimi sono americani).
Gli alleati avevano diviso le spiagge dello sbarco in cinque settori, ognuno affidato ad un paese diverso:
Da est verso ovest: Sword Beach affidata a inglesi e ai francesi, Juno Beach affidata ai canadesi, Gold Beach di nuovo agli inglesi; Omaha e Utha Beach affidate agli americani.
Seguendo anche noi quest’ordine (arrivando da Est), attraversiamo il Ponte di Normandia e iniziamo la visita da Ouistreham e da Sword Beach.

Sword Beach
Le forze britanniche sbarcarono a Sword Beach intorno alle 7 del 6 giugno 1944.
La presenza del nemico era modesta e trovarono una resistenza moderata.
Appena mezz’ora dopo lo sbarco, l’offensiva inglese era già nell’entroterra.
Su oltre 29.000 uomini sbarcati a Sword Beach, le vittime furono solo 683.
Sembrano tante, ma è un numero molto basso rispetto alle altre spiagge.
L’assalto a Sword Beach nel D-Day si concluse con una rapidissima vittoria degli Alleati.

La prima casa liberata durante lo sbarco: Sword Beach
Juno Beach
Le truppe che sbarcarono a Juno Beach, oltre alle truppe tedesche, dovettero affrontare anche un altro ostacolo: le barriere marine al largo.
Arrivarono quindi più tardi del previsto e subirono pesanti perdite nella prima ondata.
Alla fine della giornata, riuscirono comunque a prendere il controllo dell’area e ricacciare indietro i nazisti.
Su 21.000 canadesi sbarcati a Juno Beach, alla fine del 6 giugno le vittime furono circa 1.200.

Le ali della Libertà
Gold Beach
Insieme a Sword Beach, l’assalto a Gold Beach fu guidato dalle truppe britanniche.
Gli obiettivi degli inglesi per Gold Beach per il D-Day erano molto ambiziosi: assicurarsi una testa di ponte, liberare Arromanches-les-Bains dai nazisti, entrare in contatto con gli americani a Omaha Beach, liberare Bayeux e riunirsi con i canadesi a Juno Beach.
L’assalto a Gold Beach ebbe successo; i britannici aggiunsero Bayeux alla fine del 6 giugno e la liberarono il giorno successivo.
Delle 25.000 unità britanniche che sbarcarono a Gold Beach, le vittime furono tra 1.000 e 1.100.
Arromanches-les-bains: Una menzione a parte va fatta per Arromanches Les Bains, un paesino bellissimo alla fine di Gold Beach, dove ci fermiamo a dormire.
Si tratta di un villaggio tipico normanno, pieno di casette a graticcio, di fronte al quale fu creato un porto artificiale galleggiante per permettere lo sbarco dei mezzi pesanti e i cui resti si possono vedere ancora oggi.
Complice la bassa marea, si riesce perfino ad arrivare a piedi ad uno di questi pezzi di ponte.
Vi assicuro che è davvero enorme: come abbia fatto a non affondare è, per me, un miracolo della fisica.
Poco all’interno rispetto ad Arromanches-Les-Bains, a dieci minuti di macchina, in mezzo ai campi di grano maturo e illuminate dall’infinito tramonto normanno, ci sono le batterie tedesche di Longues-sur-Mer, visitabili liberamente, che avevano il compito di colpire le navi alleate che si affacciavano per attraccare.

Omaha Beach
Proseguiamo sempre verso ovest e arriviamo alla famigerata Omaha Beach, detta, dopo il 6 giugno 1944, bloody Omaha.
Qui, il D-day (che i francesi chiamano ostinatamente Jour-J) fu pagato il tributo di vite umane più alto.
Quello che si vede a Omaha Beach è interessante e incredibilmente commovente.
Insieme alla vicina Utah Beach, Omaha Beach è stata il luogo di sbarco delle truppe americane.
Ma, mentre Utah Beach ebbe un successo travolgente con relativamente poche vittime, Omaha Beach fu una battaglia combattutissima.
Il 6 giugno 1944 più di 34.000 soldati americani sbarcarono a Omaha Beach, la più grande di tutte le zone di sbarco del D-Day.

L’obiettivo principale delle truppe era quello di stabilire una testa di ponte profonda 8 chilometri, che si estendesse dal fiume Vire a ovest fino a Port-en-Bessin a est.
A questi punti si sarebbero poi collegati con le altre truppe americane a Utah Beach e con le truppe britanniche a Gold Beach.
Tra tutte le spiagge del D-Day, Omaha Beach ha visto la più grande perdita di vite umane con più di 2.000 soldati uccisi, solo nelle prime ore dello sbarco.
Infatti, nelle colline che sovrastano Omaha Beach, a Colleville-sur-Mer, c’è il cimitero americano più grande della Normandia (quello in cui sono girate le scene che aprono e chiudono Salvate il Soldato Ryan di Steven Spielberg).
È impressionante vedere più di dieci mila croci bianche in file interminabili, che scendono e salgono dalle dolci colline normanne e si stagliano sullo sfondo del mare francese. È una visione toccante (e uso un eufemismo).
Dal cimitero di Colleville-Sur-Mer si scende a piedi direttamente a Omaha Beach, attraversando un’oasi naturale che protegge l’ecosistema delle dune.
Omaha è davvero enorme, è difficile rendersi conto della dimensione, anche vedendo le foto.
È immensa e silenziosa.
Si sentono il vento, il mare, i gabbiani; un gruppo di cavalli in fila che trottano in lontananza.
Qui, il 6 giugno 1944, morirono oltre un terzo di tutte le vittime (militari e civili) del D-Day.

Utah Beach
Ancora più a ovest, prima di arrivare a Utha Beach, ci fermiamo a Pointe du Hoc, uno sperone di roccia che si getta nel mare da oltre venti metri di altezza, famoso perché sono ancora visibili, anche dal satellite, i crateri lasciati dalle bombe sganciate prima e durante il D-Day.
Sopra Pointe Du Hoc infatti c’erano delle batterie tedesche, i cui resti sono visitabili ancor oggi, che dovevano assolutamente essere distrutte per permettere lo sbarco.
C’è un bellissimo episodio narrato ne Il giorno più lungo che ha come protagonista un gruppo di Rangers americani che avevano il compito di conquistare Pointe du Hoc e che dovete assolutamente leggere.

Vedere con i miei occhi i luoghi di cui tanto avevo letto durante i mesi invernali di preparazione al viaggio è forse la cosa che mi ha emozionata di più.
Gli Stati Uniti in realtà aggiunsero Utah Beach all’elenco delle zone di sbarco del D-Day all’ultimo minuto, ma finì per svolgere un ruolo importante nel successo degli Alleati in Normandia.
Lo sbarco a Utha aveva lo scopo di proteggere la penisola del Cotentin e catturare Cherbourg (una città portuale) all’estremità settentrionale.
Le vittime di Utah Beach furono solo 197, su 23.000 soldati sbarcati.
È difficile descrivere le emozioni provate durante la visita alle spiagge dello sbarco in Normandia: combattuta tra la bellezza selvaggia dei luoghi e la crudeltà della guerra, è un posto che non lascia indifferenti.

Lo sbarco in Normandia visto dal più grande di tutti: Robert Capa
Non posso chiudere un articolo che parli delle spiagge dello sbarco in Normandia senza questa foto.
La lapide che apre il sito dedicato ai reporter di guerra caduti mentre facevano il loro mestiere è un monumento a chi il mestiere di reporter di guerra lo ha inventato: Robert Capa, il più grande dei fotografi, l’unico ad essere sbarcato ad Omaha Beach con la prima ondata di soldati, l’unico ad aver fatto fotografie durante D-Day.
Per innamorarvi di quest’uomo leggete come descrive i momenti dello sbarco nella sua autobiografia Leggermente fuori Fuoco – un libro scansonato e ironico, assolutamente imperdibile.
Questo post è stato scritto da:

Francesca
La capa, dalla cui mente è nato Chicks and Trips. Senese di nascita, europea per vocazione, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e poi l'ha appesa al chiodo sopra la televisione, tanto le stampe come complemento d'arredo vanno di moda. Passa il suo tempo a scrivere atti più o meno pubblici, fare foto e pettinare gatti. Se dovesse andare a Hong Kong, sceglierebbe un volo con scalo a Londra e un tempo di attesa di un paio di giorni, pur di farsi un giro nella città della Regina. Sogna di vincere alla lotteria e passare il resto della vita in un appartamento con camino a Mayfair. Autrice de "I Cassiopei (biografie non autorizzate)" e "Storia di Biagio".

Avevo già visitato questi luoghi e si sono alcuni aspetti mi avevano molto colpito e che vorrei condividere.
In quell’occasione, uscendo dal cimitero di Colleville Sur Mer e allontanandomi dal rumore dei turisti mi sono fermato e ho pensato con sgomento ai sentimenti che devono aver provato tutti coloro che in quel luogo oggi di una bellezza incredibile hanno combattuto e probabilmente sono morti. È difficile per chi non hai visitato quei luoghi, immaginare cosa una persona con due neuroni (ci sono anche quelli che si fanno i selfie abbracciati alle statue dei monumenti) provare. Personalmente sono passato dallo sgomento, all’orrore, e senza retorica alcuna, alla riconoscenza.
Gli americani che arrivando dal mare dentro i mezzi da sbarco ben poco potevano vedere fino al momento in cui si spalancava il portellone e venivano investiti da un fuoco che per nostra fortuna è per noi inimmaginabile nella sua realtà.
I tedeschi che invece all’alba si sono trovati il più grande schieramento navale della storia. Che pur essendo in posizione favorevole devono aver pensato, “salgono, salgono, non si fermano” fino a quando bombe a mano e raffiche di mitra si sono affacciate ai loro bunker. Guardando le colline e l’immensa spiaggia mi sono chiesto cosa possa essere stato peggio, ma mi sono reso conto che non sia esistito un “peggio”, ma solo una comune mostruosità.
Un’altra cosa che mi ha colpito moltissimo è l’aspetto di quello che rimane dei ferri delle armature dei bunker di Pointe du Hoc. Infatti la violenza delle esplosioni è stata talmente forte che ha polverizzato il calcestruzzo mentre i molti ferri che erano all’interno sono stati piegati tutti insieme dallo spostamento dell’aria e dai frammenti di granata come se fossero lunghi capelli al vento. Fa venire la “pelle d’oca”.
Infine, non molti sanno la vera – eroica – storia dei rangers che scalarono Pointe du Hoc dal mare. Infatti quelli che arrivano in cima (se ci andate guardate giù dalla scogliere e immaginate cosa dev’essere stato arrivare dal mare e tirarsi su a braccia mentre da sopra vi sparavano) per distruggere i cannoni scoprirono che… i cannoni non c’erano. Spostati all’interno e sostituiti da simulacri di legno. Si misero a cercare e li trovarono camuffati nella campagna francese. Combatterono strenuamente e molti tra i pochi sopravvissuti all’ascesa della punta, perirono per la loro distruzione in condizioni di assoluta mancanza di supporto. Infatti le successive ondate che erano previste come loro rinforzo, per un errore di navigazione (immaginate la bolgia di un simile momento) finirono sulla spiaggia sbagliata. Quando i rinforzi arrivarono i cannoni erano già distrutti e i superstiti furono davvero pochi. Cosa deve essere stato trovarsi da soli, lontani dallo sbarco principale, e vedere dall’alto i propri rinforzi finire lontani su una spiaggia diversa. Visitare questi luoghi aiuta, credo umilmente, a comprendere almeno in parte.
Ultima nota: fermatevi se potete sia al cimitero americano che in quello tedesco (che consiglio di visitare in quanto riflette in modo esemplare due culture così diverse). Paura, morte e dolore sono uguali per tutti ed entrambi i luoghi credo meritino un pensiero e una preghiera non solo per chi là riposa.
Ho letto della loro storia ne “Il giorno più lungo” ed è una di quelle che mi ha appassionata di più. Grazie di averla scritta per tutti!
Ciao Francesca, ti ho appena fatto i complimenti su di altro articolo, ma sfogliando il sito devo aggiungerne un altro.
Infatti anche le foto sono decisamente belle e appare chiaramente che chi le ha scattate ha fatto molta attenzione a quello che stava facendo pur essendo in vacanza. La composizione, la corretta esposizione, e colori più che belli considerando l’ora probabilmente non ottimale, fanno emergere il tuo blog anche per questo aspetto. Brava!
Grazie mille ancora! Essendo in vacanza, non si può sempre avere la “golden hour” a disposizione, ma si fa il possibile per rendere almeno un millesimo della bellezza dei luoghi!
La storia contemporanea è spesso il mio pane quotidiano e qui luoghi in Normandia sono così scolpiti nel mio cuore da non essere ancora riuscita a scriverne. Vorrei tornare, magari nel prossimo inverno.
Ti capisco benissimo. A volte, quando si conosce bene un luogo, si fa fatica a mettere tutto nero su bianco.
Ci tornerò quest’estate, mio figlio mi ha chiesto espressamente di vedere le spiagge dello sbarco. Il tuo articolo è perfetto come punto di partenza dell’itinerario. Anche le letture che citi ed i film…mi sa che qualcosa lo dovremo vedere prima di andare là. Mi salvo l’articolo. Grazie.
Te li consiglio caldamente, perchè sono tutti molto avvincenti e per niente banali. Adatti anche a un bambino che abbia la capacità di capire certi momenti storici.
I luoghi dello sbarco in Normandia sono nella mia wishlist. Mi sono avvicinata da qualche tempo alla storia della Seconda Guerra Mondiale e credo che tutti noi dovremmo poter avere la possibilità di conoscere questi luoghi per meglio comprendere ciò che fu
La Normandia è un luogo davvero affascinante spero di andarci un giorno facendo un bel tour on the road ☺️
Secondo me è il modo ideale!
Quest’inverno volevo visitare le spiagge prima di prendere il traghetto per l’Inghilterra, ma ho dovuto rinunciare per mancanza di tempo. Dalle tue foto però sembra che sia meglio d’estate. Mi ha sempre incuriosito questo pezzo di Storia e vorrei davvero saperne di più!
Leggi il libro che ho consigliato, te ne innamorerai!
Dev’essere incredibile star distesi li e immaginarsi tutta la scena dello sbarco.
Respirare storia a pieni polmoni..
Non credo alle coincidenze dal 1982. Per cui non credo che sia stato casuale il tweet di questo post il giorno dopo in cui un giornale italiano ha regalato il “Mein Kampf”. Il direttore del quotidiano in questione ha spiegato che lo ha fatto per “far capire”. Forse era sufficiente far leggere queste poche righe, ben scritte, per spiegare a cosa ha portato la follia di un “uomo”. Questo articolo mi ha letteralmente colpito ed emozionato. Gi.
La mamma dei cretini è sempre incinta, come si dice. L’importante è non arrendersi alla stupidità generale 😉