In questo post collettivo, vi parleremo di quello che c’è da vedere di solito e di insolito a Torino, con la preziosa aggiunta dei consigli di una local.
Torino è una città che conoscono tutti.
Dalla Mole Antonelliana a Palazzo Madama, dai Murazzi al Parco del Valentino, da Venaria a Stupinigi senza dimenticare le Porte Palatine o la Gran Madre od ancora il Monte dei Capuccini.
Molti di noi avranno passeggiato sotto i portici del centro storico, avranno sorseggiato aperitivi lungo il Po o si saranno scaldati gustandosi una cioccolata al Caffè Fiorio.
Oggi vi voglio portare a conoscere i lati nascosti di questa meravigliosa città, attraverso luoghi più o meno sconosciuti.
Indice
- 1 Visitare Torino: link veloci da cliccare subito
- 2 Perché visitare Torino: i consigli di una local
- 3 Cosa vedere e fare a Torino
- 4 Tour del Grande Torino
- 5 Superga tra Basilica, cremagliera e Grande Torino
- 6 Borgo Medioevale di Torino
- 7 Museo Nazionale dell’Automobile di Torino
- 8 La Mole e il Museo del Cinema
- 9 Museo Egizio di Torino
Visitare Torino: link veloci da cliccare subito
Se non avete tempo di leggere tutto il post, vi lascio qui sotto alcuni link veloci da cliccare subito.
Si tratta di tour e di biglietti salta-fila per le attrazioni più visitate di Torino.
Migliori Tour di Torino
- Free Tour di Torino: se è la prima volta che visitate la capitale del Piemonte, è un’ottima idea fare un classico free tour!
- Tour di Due Ore per chi non è mai stato a Torino: se vi piacciono i tour guidati (io sono una grande fan), provate questo tour di due ore, che vi porta a scoprire i punti salienti della città.
- Tour delle gemme nascoste in bicicletta: se vi piace pedalare, questo tour vi porterà alla scoperta delle perle nascoste di Torino, pedalando lungo il Po!
- Tour della Torino Sotterranea: un viaggio molto insolito, alla scoperta di Torino da un punto di vista completamente diverso.
- Magia Nera e Arti Oscure di Torino: non tutti sanno che Torino è la città più esoterica d’Italia e con questa visita guidata, la scopriamo da un punto di vista quantomeno inusuale!
Torino City Card
Se avete intenzione di visitare numerosi siti turistici o di passare a Torino più di un giorno, è sempre un’ottima idea acquistare una city card.
- Torino City Card: permette l’ingresso gratuito (o scontato) alle principali attrazioni della città, oltre all’accesso scontato al trasporto pubblico.
- Torino + Piemonte Card: tutti i vantaggi della Torino Card, estesi a tutta la Regione Piemonte.
Biglietti per le Maggiori Attrazioni Turistiche di Torino
Se come me odiate fare file alle varie biglietterie, allora, come me, siete dei fan dei biglietti online.
Non appena decido di andare in un luogo, inizio a prenotare i biglietti per le varie attrazioni, molti dei quali sono disdicibili (entro 24 ore dalla visita), nel caso decidessi di non andare.
Ecco qui i link per acquistare i biglietti online per i principali siti turistici di Torino.
- Museo Egizio: con questo biglietto salta-fila, entrerete direttamente nel Museo Egizio più bello al mondo, dopo quello de Il Cairo.
- Palazzo Reale: ingresso prioritario e visita guidata al Palazzo Reale di Torino
- Mole Antonelliana e Museo del Cinema: un biglietto combo che vi farà entrare dritti dritti nel cuore del simbolo torinese.
- Reggia di Venaria Reale: un must che non deve mancare nella vostra gita a Torino è di sicuro la Reggia di Venaria Reale.
Perché visitare Torino: i consigli di una local
di Roberta.
Non sono una grande fan degli articoli-classifica, quelli che riportano le “10 cose da fare a…”, le “10 cose da vedere a…” e via di questo passo. Sono soggettivi, spesso discutibili e quasi mai esaustivi. Semplici giochetti in forma di elenchi.
Però Torino, la mia città, è comparsa di recente nella lista delle 15 bellissime città d’Italia da visitare in autunno stilata da Skyscanner, importante comparatore di voli internazionale.
L’eleganza del centro, degli antichi palazzi e dei cortili vi faranno rivivere le atmosfere regali e un po’ malinconiche dei tempi andati.
Le fontane e i monumenti, numerosissimi e sparsi in tutta Torino, vi porteranno alla mente personaggi dei secoli passati: scienziati, sovrani, eroi risorgimentali e non solo.
Grazie ai numerosi parchi e giardini pubblici potrete rilassarvi durante le vostre esplorazioni della città.
Se dovesse piovere o far brutto tempo, grazie alle lunghe vie porticate del centro non avrete la scocciatura di dover tenere l’ombrello aperto, e fare contemporaneamente le fotografie. (E a volte sotto i portici incontrerete piacevoli sorprese…)
I panorami torinesi vi permetteranno di spaziare lungo tutto l’arco alpino, soprattutto da alcuni punti privilegiati di osservazione, come la Mole, il Monte dei Cappuccini o il nuovo grattacielo Intesa-Sanpaolo (beninteso: se il meteo vi sarà amico).
Le botteghe e i caffè storici di Torino vi faranno conoscere i gianduiotti, i cremini, il bicerin, il sabaudo, il vermouth e altre squisitezze subalpine.
Se siete appassionati di storie magiche e vi incuriosiscono i temi esoterici, Torino vi fornirà pane per i vostri denti. Lo sapete, vero, che Torino è città magica per eccellenza?
Esistono appositi tour, molto frequentati non solo dai turisti, che ve la racconteranno tramite le storie più note.
Inoltre Torino è ricchissima di musei, sia in ambito artistico sia scientifico, adatti sia a grandi che piccini. Giusto per citarne due: il Museo Egizio e il Museo Nazionale del Cinema, ospitato dentro la scenografica Mole Antonelliana.
E poi il mese di novembre è particolarmente denso di eventi di rilevanza internazionale, nel campo dell’arte contemporanea e del cinema. Vi dicono nulla Artissima, Luci d’Artista e il Torino Film Festival, arrivato alla 33a edizione?
Ah, non paghi del riconoscimento citato in apertura, ho appena scoperto che anche il sito Trivago ha inserito Torino fra le 10 città italiane più ambite dove passare il Capodanno.
Cosa aspettate? Avete ancora bisogno di altre scuse per progettare un weekend (o una tappa più lunga) a Torino?
Leggi anche: Cosa vedere nei dintorni di Torino
Cosa vedere e fare a Torino
Una volta svolta a dovere la parte burocratica di prenotazione dei vari biglietti e recepiti i consigli di Roberta, vediamo cosa vedere e fare a Torino: sia cose insolite che classiche.
Tour del Grande Torino
Di Katiu.
Torino non è solo bagna cauda e cioccolato, ma è anche calcio.
E non sto parlando della Juventus, squadra attualmente tra le più forti al mondo, ma mi riferisco al Torino, o meglio: al Grande Torino, l’indimenticabile squadrone che rimarrà nei cuori anche dei meno sportivi.
A Grugliasco, paese della prima cintura torinese, sorge il Museo del Grande Torino. Gestito direttamente da un gruppo di tifosi, tutti volontari, è visitabile solamente nei weekend ma, credetemi, ne vale veramente la pena.
Situato all’interno di un vecchio cascinale, disposto su due piani, raccoglie memorie, cimeli, resti ed ogni gadget esistente riguardante il mondo granata.
C’è l’area dedicata alla storia dello stadio Filadelfia, con una parte delle vecchie gradinate in legno o una sezione della tribuna dei giornalisti (elementi che erano destinati alla discarica durante lo smantellamento dello stadio e recuperati da alcuni tifosi).
Una parte contiene tutte le maglie ufficiali utilizzate nelle varie competizioni. Altro spazio molto ampio è dedicato all’amicizia che incorre tra la squadra del Torino e quelle del River Plate (Buenos Aires) e del Benfica (Lisbona).
Al centrocampista Gigi Meroni, mancato tragicamente in un incidente stradale all’apice della sua carriera nel 1967, è dedicata un’intera sala.
Ma la parte sicuramente più emozionante, quella in cui mi sono venute le lacrime agli occhi ascoltando i racconti delle due guide, è quella che ospita alcuni reperti della strage avvenuta a Superga il 4 maggio 1949.
Una parte dell’ala dell’aereo, alcune valigie dei calciatori, ritagli delle prime pagine dei giornali dell’epoca.
Il tour granata prosegue poi raggiungendo due punti lungo le vie cittadine: la lapide a Gigi Meroni, in Corso Re Umberto, ed il nuovo stadio Filadelfia.
Il Nuovo Stadio Filadelfia
Il nuovo stadio Filadelfia invece si trova poco distante dall’altro stadio cittadino, il Comunale. Abbandonato dalla società dopo la tragedia di Superga, è solo ad opera dell’attuale presidente granata se lo stadio riesce a rinascere dalla proprie macerie.
All’ingresso vi è un’opera moderna a memoria del Grande Squadrone e, poco distante dai cancelli, una vecchia parte delle tribune in mattoni rievoca ai tifosi gli anni dei grandi successi.
Superga tra Basilica, cremagliera e Grande Torino
di Francesca.
L’ultima tappa, ovviamente, porta direttamente a Superga.
Superga non è una marca di sneakers! O meglio, non solo. È una collina sopra Torino.
Anzi, la più alta tra le colline che circondano il capoluogo piemontese, con i suoi 672 metri di altezza.
Ospita una spettacolare basilica, ma, non appena la si nomina, quello che viene in mente tutti è “La Tragedia di Superga”. Con la T maiuscola.
Superga: come ci si arriva
Se non si hanno mezzi propri, a Superga si può arrivare in una maniera fighissima: con una cremagliera a dentiera degli inizi del ‘900. Da Torino prendete un mezzo che vi lasci alla fermata “Sassi”. Io ho preso il tram numero 15.
Da lì pochi passi per andare alla stazione della cremagliera.
Ogni mezz’ora una carrozza dei primi anni del secolo scorso vi farà percorrere, in 20 minuti circa, la distanza fino alla cima di Superga.
Il biglietto intero costa 9 euro (andata e ritorno).
Preparatevi, la cremagliera va lentissima, ma è parte della bellezza del viaggio. Avrete tutto il tempo di godervi la salita e i panorami.
Una volta arrivati, fate un altro piccolo sforzo. Una piccola salita a piedi vi porterà infatti alla basilica. Ne vale la pena, vedrete un panorama mozzafiato.
La basilica è molto scenografica, ma di modesto valore storico / artistico. L’impatto emotivo lo si ha girandole attorno. Sul retro infatti c’è una enorme targa dedicata al Grande Torino, meta di pellegrinaggio di tutti gli amanti del calcio.
Ma cosa successe esattamente il 4 maggio 1949?
La tragedia di Superga
Prendete una squadra di club che ha vinto tutto, i cui membri occupano 10/11 dei posti da titolari nella nazionale italiana. Questo era il Grande Torino.
Il mattino del 4 maggio del 1949 la squadra, i dirigenti e tre giornalisti, partono da Lisbona dove la squadra ha giocato un’amichevole con il Benfica, per commemorare l’addio al calcio del capitano della squadra portoghese, Francisco Ferreira.
Fanno scalo a Barcellona, dove pranzano insieme alla squadra del Milan, che sta volando invece verso Madrid. Ripartono quindi alla volta di Torino: dalla torre di controllo avvertono il Comandante del pessimo tempo che troveranno all’arrivo.
Pioggia, forti raffiche di vento e nebbia. Visibilità ridotta a 40 metri. Siamo nel 1949, si vola praticamente a vista, con l’aiuto da terra per continui controlli della rotta. L’ultima comunicazione del comandante parla di un’altezza di 2000 metri e di una virata che li avrebbe allineati per la discesa con la pista di atterraggio.
L’AEREO DEL GRANDE TORINO SI SCHIANTA INVECE CONTRO IL TERRAPIENO DELLA BASILICA.
Una prima ricostruzione parlerà di una fortissima raffica di vento che avrebbe spostato l’aereo durante la virata. Recenti indagini invece parlano di un blocco dell’altimetro. Il Comandante credeva di trovarsi a 2000 metri. Era invece solo a 600.
Nell’impatto moriranno tutte le 31 persone che si trovavano a bordo. Tutti i giocatori, i dirigenti che li accompagnavano, i membri dell’equipaggio, i giornalisti.
Il riconoscimento dei cadaveri fu fatto dall’ex C.T. della Nazionale Vittorio Pozzo. Era stato lui infatti a portare quasi tutti i giocatori granata a giocare nell’Italia.
L’impatto emotivo sul paese fu enorme. Il Torino fu dichiarato vincitore del Campionato di calcio e le quattro partite rimaste furono giocate dalla Primavera. Anche le altre squadre giocarono quello che rimaneva del campionato con le rispettive giovanili.
Per farvi capire il livello di sconvolgimento che l’incidente aereo creò in Italia, per i Mondiali in Brasile che si tennero l’anno successivo, la Nazionale italiana si trasferì in nave. Ci vollero ben 3 settimane.
Da quel giorno il 4 maggio è stato dichiarato dalla FIFA Giornata Mondiale del Calcio. E da quel momento i giocatori del Grande Torino furono soprannominati gli “Invincibili”.
Solo la morte li sconfisse.
Borgo Medioevale di Torino
di Roberta.
Lungo le sponde del Po a Torino, all’interno del Parco del Valentino, si trova il Borgo Medievale. Nonostante il suo nome, il borgo è un falso storico, dato che non ha nemmeno 150 anni.
Il Borgo Medievale nacque nel 1884 come sezione di arte antica della 3a Esposizione Generale Italiana: rassegna del sapere, dell’industria e dello sviluppo economico nazionale. Il progetto si inseriva nel filone delle iniziative pedagogiche delle grandi esposizioni universali.
In particolare, a Torino si era pensato di realizzare qualcosa di simile a quanto fatto a Parigi alcuni anni prima, dove erano stati costruiti edifici tipici di ciascuno dei paesi presenti all’evento.
L’idea iniziale prevedeva quindi la costruzione di diversi corpi di fabbrica che mostrassero lo svolgimento delle arti figurative in Italia dal X al XVII secolo, in modo che i visitatori avessero un colpo d’occhio su tutti gli stili dominanti dal Medioevo in poi.
Ma il progetto venne giudicato troppo costoso, e così si concentrò soltanto su un secolo e su una sola regione: in particolare si diede corpo all’idea del vilaggio piemontese quattrocentesco, sormontato da una rocca.
Dietro la direzione degli architetti Vittorio Avondo e Alfredo d’Andrade, in circa 16 mesi gli edifici furono costruiti.
Nel villaggio ritroviamo la maestosa porta d’entrata, la palizzata, il fosso, il ponte e la cinta. All’interno si hanno l’albergo/ospedale dei pellegrini, il forno, la fontana, le case più o meno ricche, la torre signorile, i portici, le botteghe, i balconi, i ballatoi, il cortile, la chiesa, l’osteria, e infine la Rocca.
Il borgo è una sintesi perfetta di una grande quantità di studi e di ricerche condotti su numerosi edifici di epoca medievale in Piemonte e Valle d’Aosta.
Cosa vedere all’interno del borgo medioevale di Torino
Ogni particolare degli edifici, degli arredi e degli oggetti in vendita nelle botteghe fu ricostruito sulla base di originali esistenti e documentati. D’Andrade effettuò un vastissimo lavoro di studio e rilievo del patrimonio, disegnando e fotografando edifici, decorazioni e arredi.
Così la torre di Oglianico e gli affreschi della porta di Malgrà vennero “fusi” nella torre di ingresso al Borgo.
La casa che riproduce un’abitazione medievale di Bussoleno mostra su un lato un affresco di una casa di Lagnasco che venne distrutto all’inizio del secolo scorso.
Le facciate delle chiese di Verzuolo e Ciriè si ritrovano sintetizzate nella piccola chiesa del Borgo.
Si individuano poi alcune differenze rispetto ai disegni originali nella casa di Pinerolo, nella torre di Avigliana, nelle case di Mondovì, Malgrà e Ozegna che si affacciano sulla piazza antistante la Rocca.
La fontana con l’albero di melograno antistante la Rocca riproduce fedelmente quella del castello valdostano di Issogne, mentre il cortile e lo scalone della Rocca stessa sono copie di quelli del castello di Fenis.
Ogni cosa in quest’insieme è un particolare vero, e uniti formano una raccolta di esempi tratti dai momenti più noti e meno noti del Piemonte, una colorata scenografia fatta di scorci prospettivi vari, ma sempre armonici fra loro.
Percorrendo il borgo, ora completato dai giardini e dall’orto, si vede ciò che avrebbe potuto vedere un uomo del Quattrocento.
Storia del Borgo
Il Borgo e la Rocca sono espressioni della cultura ottocentesca delle grandi esposizioni universali, però non sono semplici copie, bensì adattamenti basati sia su uno studio dettagliato, ma anche su una profonda conoscenza di tecniche, forme, leggi strutturali e decorazioni del 15°esimo secolo piemontese.
Il successo del Borgo fu tale che, al termine dell’esposizione, la struttura non venne abbattuta (com’era invece nelle intenzioni originali). La Città di Torino acquistò l’opera e la affidò alla direzione dei musei civici, per trasformarla in museo e renderla ancora utilizzabile.
Un po’ come è successo per la Tour Eiffel a Parigi, che ha finito per diventare il simbolo della città, qui a Torino il Borgo è stato risparmiato dalla distruzione, ed è diventato un patrimonio vivo, che i torinesi frequentano e a cui sono molto affezionati.
Museo Nazionale dell’Automobile di Torino
di FrancescaG.
Avendo un marito e un figlio patiti di automobili e motori, durante una delle nostre ultime gite torinesi non abbiamo potuto fare a meno di visitare il Museo Nazionale dell’Automobile.
Neanche a dirlo: loro sono impazziti! E devo dire che nonostante le mie perplessità, perché nostro figlio ha solo 3 anni, il Museo si presta bene anche per essere visitato da giovanissimi appassionati.
Felici loro, alla fine mi sono goduta il museo anche io.
La visita
La visita del Museo inizia al secondo piano.
21 sale, su 3.600 metri quadri, raccontano come l’automobile è nata, si è sviluppata e diffusa, di pari passo con l’avanzare del secolo XX. Il percorso è circolare e confesso che noi non siamo riusciti a soffermarci su ogni sala con la dovuta attenzione, ma il museo è così ben congeniato che si percepisce davvero l’evoluzione di questo mezzo di trasporto nel corso del tempo.
Il percorso si conclude con una full immersion nel futuro. Chissà se le auto saranno davvero così…
Si scende poi al primo piano, suddiviso in otto sale per 3800 metri quadri di esposizione. Qui si approfondisce la conoscenza dell’automobile scoprendo “cosa c’è sotto”: motore, telaio, ruote…
L’area denominata Metamorfosi ci fa entrare all’interno del complesso sistema di produzione industriale basato sulla linea di montaggio.
Si arriva (finalmente) all’emozionante mondo delle corse, della velocità pura, della sfida in circuito.
Qui mio figlio e mio marito hanno dato sfogo alla loro follia. Per fortuna visto che avevamo optato per una visita mattutina infrasettimanale eravamo praticamente soli.
Ultimo piano di visita, interamente dedicato al design, alla progettazione di un’auto, al percorso creativo che precede, e da cui dipende, la realizzazione di un’automobile.
Museo Nazionale Dell’Automobile: info utili e la critica di un bimbo
Il museo si trova e Torino, in Corso Unità d’Italia 40.
E’ un bellissimo edificio, dotato di caffetteria ed è veramente family friendly (con tanto di bagni attrezzati). Mi sento di consigliarne vivamente la visita da parte di piccoli appassionati. Promosso a pieni voti!
Il costo del biglietto intero è di 12 Euro, mentre i bambini fino a 6 anni entrano gratis.
La critica l’ha mossa mio figlio che al termine della visita si è lamentato perché non è potuto salire nemmeno su una delle tantissime automobili viste. Magari per il futuro si può pensare ad un’auto dove i piccoli curiosi possano sfogare la loro brama di toccare con mano.
La Mole e il Museo del Cinema
di FrancescaG.
Mi sono procurata Conta le stelle, se puoi di Elena Loewenthal.
Il romanzo è ambientato prevalentemente a Torino e narra la storia della numerosa e prolifica famiglia ebrea di cui Moise Levi è il capostipite.
Qual è la peculiarità? Pur essendo ambientato nel ‘900 e narrando di ebrei, questo libro non parla di Shoah, campi di concentramento, di rastrellamenti, forni crematori o deportazioni.
Questo romanzo parla di quella che avrebbe potuto essere la vita di una famiglia ebrea se nel 1924 a “quel Mussolino lì” fosse preso un colpo.
“Dio c’è.
Cinquant’anni dopo, Dio sarebbe stato ancora lì. Altrimenti a Mussolini non gli sarebbe preso ne s-ciupùn da s-ciupé, un bel colpo secco nel ’24,solo due anni dopo quel brutto spettacolo della marcia su Roma. E se non gli fosse preso cul s-ciupùn nel ’24,un po’ come alla Perla tanti anni prima, quel Mussolino lì, avrebbe detto e ripetuto nonno Moise tante di quelle volte da far ridere tutti e non convincere più nessuno, quel Mussolino lì avrebbe combinato tanti di quei guai che meglio non pensarci ai guai che con quel brutto muso avrebbe combinato se non ci fosse rimasto stecchito.”
Da questo punto in avanti la Storia prende una piega diversa: nello stesso anno della morte di Mussolini viene dato il voto alle donne; nel 1938 finisce il mandato britannico in Terra Santa e nasce lo Stato di Israele, Vittorio Emanuele II abdica e va in esilio in Egitto, nasce quindi la Repubblica italiana.
Alla fine del romanzo ci si dimentica quasi di questa utopia, ci si convince quasi di aver letto una storia vera, ma ci pensa l’autrice a ricordarlo con una pagina che è un colpo al cuore.
“Due parole col rimpianto di poi.
Il lettore non avrà difficoltà a convincersi che questa non è una storia vera. Quella vera, das, was war (“ciò che era stato”), come la chiama Paul Celan, è svanita dentro le ciminiere dei forni crematori, nelle camere a gas, nelle fosse comuni.
Allora, ho voluto provare a non arrendermi alla verità della Storia.
A immaginarne una, inventata ma verosimile, come se non fosse successo quello che è successo. E costruirla insieme a chi non c’è più.
L’ho scritta per non arrendermi al silenzio di quei morti. Per provare, una volta tanto, a pensare la Storia non senza di loro, ma insieme a loro. Immaginandoli accanto a me. A noi.
È il solo modo che ho trovato per non darla vinta a quel brutto muso di Mussolino, come direbbe nonno Moise.
Ho cercato di lasciare tutto o quasi com’era e come è stato, ma senza la Shoah. Perché la Shoah non sta dentro, sta fuori dalla nostra storia. È silenzio di morte, invece che vita e parole.
Così, siamo diventati molti di più.
Dedico questa storia a tutti coloro che hanno vissuto quell’altra, purtroppo vera.
A chi non è mai più tornato.
A chi l’ha attraversata, per raccontarla. O per tacerla, proprio come faceva mia nonna.”
Lo stile dell’autrice non mi ha convinta né appassionata, ma l’originalità della storia mi ha impedito di interrompere la lettura.
Perdendosi dentro questa utopia passano gli anni e dalla storia di nonno Moise e della sua progenie, si arriva a quella della sua pronipote Maya che per la prima volta mette piede a Torino.
Mole Antonelliana
Più volte nel romanzo compare la storia della Mole, che si intreccia a quella della Comunità ebraica torinese.
Nel 1848, infatti, con la promulgazione dello Statuto Albertino, fu concessa la libertà ufficiale di culto alle religioni non cattoliche.
La comunità ebraica di Torino acquistò il terreno per erigere un nuovo tempio, con annessa scuola.
Sin dalla sua costruzione, l’opera soffrì di problemi strutturali, nel 1873, la comunità israelita, fortemente delusa da questi problemi e costi aggiuntivi, barattò l’opera con il Comune di Torino.
Il Comune cedette ad essa un terreno in quartiere San Salvario, dove ora sorge l’attuale sinagoga, e si fece carico dei costi di ultimazione dell’edificio antonelliano, al fine di dedicarla al re d’Italia Vittorio Emanuele II.
Quando, alla fine del libro, Maya arriva Torino ed entra nella Mole scopre che ora è diventata la sede del Museo del cinema.
Museo del Cinema
Il museo si sviluppa all’interno della cupola ed è davvero un’ambientazione suggestiva.
Ospita macchine ottiche pre-cinematografiche (le cosiddette lanterne magiche), attrezzature cinematografiche antiche e moderne, pezzi provenienti dai set dei primi film italiani ed altri cimeli nazionali e internazionali.
Lungo il percorso espositivo di 3200 metri quadrati distribuiti su cinque piani si visitano alcuni spazi dedicati alle figure principali che contribuiscono a realizzare un film. Nella sala principale, costruita nella sala del tempio della Mole, una serie di cappelle è dedicata a vari generi cinematografici.
Il museo conserva un’imponente collezione di manifesti cinematografici, una collezione di pellicole ed una biblioteca, in costante ampliamento.
All’interno del museo si trova anche un ascensore panoramico (inaugurato nel 2000), con pareti in cristallo trasparente, che effettua la sua corsa in 59 secondi, in una sola campata a cielo aperto senza piani intermedi, dai 10 metri della quota di partenza agli 85 metri del “tempietto” dal quale si può vedere il favoloso panorama di Torino.
Le poltrone al centro della sala (le stesse su cui anche Maya nel libro dice di sdraiarsi) sono fantastiche.
Info utili
Il Museo e l’ascensore panoramico sono aperti tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 9 alle 19 (il sabato fino alle 22).
Ha senso salire sull’ascensore in una bella giornata di cielo sereno, sennò vi perderete il meglio del panorama, ovviamente.
il biglietto museo + ascensore costa 20 euro (17 se ridotto).
Museo Egizio di Torino
Per tantissime persone, Torino equivale a Museo Egizio.
In effetti, il Museo Egizio di Torino è il più importante al mondo, dopo quello de Il Cairo.
Se siete appassionati di Egitto, ma anche se andate a Torino per la prima volta, il Museo Egizio, nella sua nuova e bellissima sede, non dovete perdervelo.
Leggete il mio post sulla Visita al Museo Egizio di Torino per tutte le info.
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Prima e seconda foto: credits Depositphotos
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Francesca
La capa, dalla cui mente è nato Chicks and Trips. Senese di nascita, europea per vocazione, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e poi l'ha appesa al chiodo sopra la televisione, tanto le stampe come complemento d'arredo vanno di moda. Passa il suo tempo a scrivere atti più o meno pubblici, fare foto e pettinare gatti. Se dovesse andare a Hong Kong, sceglierebbe un volo con scalo a Londra e un tempo di attesa di un paio di giorni, pur di farsi un giro nella città della Regina. Sogna di vincere alla lotteria e passare il resto della vita in un appartamento con camino a Mayfair. Autrice de "I Cassiopei (biografie non autorizzate)" e "Storia di Biagio".
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FrancescaGi
Romana di nascita, sabina di azione, mamma di cuore. I suoi viaggi sono un mix tra il suo animo cittadino e l'amore incondizionato per la natura della mezza mela con cui condivide la vita. “Alla fine però sono venuti dei bei mix”, assicura lei. Chissà se la pensa così anche Luna, la coniglia nana più viziata del mondo, che li attende con pazienza a casa ogni volta. Anche se di fatto è un avvocato, Francesca dice di non avere ben chiaro cosa vuole fare da grande, ma sarà bene che lo capisca in fretta perché suo figlio di 5 anni le ha chiesto come regalo una Ducati Panigale!
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Roberta
Era ancora il secolo scorso quando si è laureata in Scienze della comunicazione, si è poi ritrovata quasi per caso a lavorare nel mondo che rappresenta il simbolo del secolo attuale: il World Wide Web. Anche se non ha i capelli biondi, a 3 anni ha fatto come Alice ed è caduta nella tana del coniglio, dove ha scoperto il paese delle meraviglie chiamato Lettura. Giusto il tempo di diventare grande e ha cominciato a intraprendere viaggi alla scoperta di luoghi conosciuti sulla pagina scritta (e se sono le Isole britanniche è anche meglio). Riservata ma curiosa, pigra ma multitasking, è un’ammiratrice del disordine organizzato.