Se vi trovate in Piemonte, una delle regioni più belle d’Italia, e avete visto tutto quello che c’è da vedere a Torino, potreste essere interessati a esplorarne i dintorni.

Avendo a disposizione un weekend, vi offro qualche suggerimento su cosa vedere nei dintorni di Torino, sia nelle sue immediate vicinanze che un po’ più lontano.

Si tratta di tre edifici che narrano di storie bellissime e che soprattutto hanno attraversato la Storia, con la S maiuscola, di questa regione e dell’Italia intera.

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Abbazia di Novalesa


Chiostro abbazia di Novalesa

di Roberta. 

Distanza da Torino: 1 ora.


L’abbazia della Novalesa si trova in una bellissima posizione nella conca naturale della Val Cenischia, una ramificazione della Valle di Susa che porta al colle del Moncenisio, importante punto di passaggio obbligato fra Italia e Francia nei secoli passati.

L’abbazia venne fondata nel 726, proprio in questa posizione strategica, su una delle rotte principali dei pellegrini che dalla Francia e dall’Inghilterra si recavano in Italia.

Questa data ci consente di classificare la Novalesa fra i monasteri più antichi d’Europa.
Anche l’imperatore Carlo Magno vi passò e vi fece tappa.

L’attività dei monaci benedettini era fondamentale per dare assistenza ai viandanti e ai pellegrini in transito, e al tempo stesso serviva per trasmettere cultura, poiché la comunità dei monaci trascriveva codici.

Ai tempi infatti, la biblioteca della Novalesa era una fra le più ricche d’Europa (citata anche da Eco ne “Il nome della rosa”).

Questi primi secoli di vita furono i più fiorenti per l’abbazia.

Purtroppo intorno all’anno Mille la Novalesa venne gravemente saccheggiata dai Saraceni, che la misero a ferro e fuoco.
I monaci fuggirono per salvarsi, e anche se successivamente vi fecero ritorno, l’abbazia nei secoli successivi non tornò più agli antichi splendori.

Molto più tardi, la legge Siccardi del 1850 abolì tutti i monasteri. Da allora e per oltre un secolo l’edificio dell’abbazia divenne prima un albergo, poi la dependance estiva di un collegio torinese.

Nel 1972 la Provincia di Torino acquistò il complesso, lo restaurò e lo affidò a una nuova comunità di monaci benedettini provenienti dal Veneto. Da allora rivivono le atmosfere di spiritualità e lavoro tipiche dei monaci.

Oggi nell’abbazia ha sede un importante centro di restauro di libri antichi, e negli ultimi anni è stato allestito anche un museo archeologico.

Il complesso dell’abbazia è composto dalla chiesa principale, un chiostro e altri locali collegati, e da quattro piccole e semplici cappelle nei terreni circostanti.

Uno degli aspetti che sorprendono di più i visitatori (sì, perché il posto si può visitare. Ci sono anche visite guidate che sono quelle che consiglio) è il ciclo di affreschi che si trovano nella cappella di Sant’Eldrado. Sono stati fatti circa mille anni fa, ma sono ancora oggi in buonissimo stato di conservazione, e dotati di una brillantezza di colori incredibile, data la loro età.

Io conservo un particolare ricordo legato a un’altra cappella, quella di San Salvatore, più spoglia e spartana. Quando ero piccola, durante l’estate andavo spesso lì coi miei alla messa della domenica pomeriggio.

Era forse l’unico posto che avevo visto (fino ad allora) dove usavano l’incenso durante la liturgia, e visto che l’ambiente era molto piccolo, l’odore pervadeva intensamente tutto lo spazio.

Da allora (e ancora oggi) io associo sempre il profumo dell’incenso a quella cappella medievale, dagli spogli e spessi muri di pietra.

Per me è un ricordo sensoriale indelebile.

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La Rocca borromea di Angera sul Lago Maggiore


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Roberta

Roberta

Era ancora il secolo scorso quando si è laureata in Scienze della comunicazione, si è poi ritrovata quasi per caso a lavorare nel mondo che rappresenta il simbolo del secolo attuale: il World Wide Web. Anche se non ha i capelli biondi, a 3 anni ha fatto come Alice ed è caduta nella tana del coniglio, dove ha scoperto il paese delle meraviglie chiamato Lettura. Giusto il tempo di diventare grande e ha cominciato a intraprendere viaggi alla scoperta di luoghi conosciuti sulla pagina scritta (e se sono le Isole britanniche è anche meglio). Riservata ma curiosa, pigra ma multitasking, è un’ammiratrice del disordine organizzato.

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Stefania

Stefania

Ha una trentina d'anni, una lunga vita da pendolare e un'altrettanto lunga vita da lettrice incallita. Ha una collezione di cartoline che da anni incrementa guardando con espressione angelica chiunque sia in partenza prima di chiedergli: “Mi mandi una cartolina?”. Ha un astio profondo per il caffè, e una dipendenza da cappuccino e Pocket Coffee. Ha anche due lauree, una in Editoria e una magistrale in Traduzione; quello che le manca è una casa tutta sua in cui usarle come complemento d'arredo, ma ci sta lavorando. Quando leggete le parole su Facebook, in genere sono sue.