In questo post vi parlerò di cosa vedere di insolito a Roma. Da local, vi consiglierò 6 luoghi lontani dalle rotte turistiche.

Posti che caratterizzano la capitale d’Italia e cha la rendono unica al mondo.

Palazzo Spada e la prospettiva Borromini


Mi è capitato spesso di andare per lavoro a Palazzo Spada, perché è la sede del Consiglio di Stato.

Un fantastico edificio, alle spalle di Campo de’ fiori, dove vado sempre con piacere.

Dal portone in legno mi sono spesso soffermata a guardare con curiosità la famosa Prospettiva Borromini.

Di cosa si tratta?

In un solo anno Borromini diede vita a quest’opera per la gioia di Bernardino Spada, appassionato di giochi prospettici.

Ponendosi al centro e guardando la galleria, questa appare notevolmente lunga mentre invece non lo è.

Gli esperti dicono che appaia lunga circa 35 metri, mentre in realtà è di soli 8,82 metri. Il mio senso della misura difetta, quindi non so se la sensazione sia corretta al metro, ma l’effetto è decisamente notevole.

Il pavimento che sale verso l’alto, il soffitto che scende e le pareti laterali  che si stringono convergono tutti verso il medesimo punto di fuga, creando così l’effetto prospettico: la famosa prospettiva Borromini di Palazzo Spada.

Al piano superiore si accede ad una pinacoteca dal sapore antico, in cui i quadri si integrano con gli arredi, i mobili e le strutture del museo.

La visita si divide su quattro sale e in ognuna sono messe a disposizione dei visitatori guide in diverse lingue con le descrizioni delle varie opere presenti.

Se state cercando cosa vedere di insolito a Roma, questo posto è perfetto.

Non si tratta di un posto molto noto e quindi anche la fila per accedere, nonostante l’ingresso gratuito, è stata veloce e scorrevole.

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Quartiere Coppedè


Il Quartiere Coppedè è l’esperimento artistico-architettonico più originale intrapreso a Roma agli inizi del XX secolo.

Alcuni lo definiscono liberty, secondo altri è neogotico, secondo altri ancora è uno stile talmente nuovo da non essere classificabile. Confesso che la mia cultura in architettura non arriva a tanto, posso solo dire che a me piace tantissimo.

Si tratta di un complesso di edifici (26 palazzine e 17 villini) e pur non essendo un vero è proprio quartiere, è così che i romani lo chiamano.

Il cuore di questo luogo, realizzato dall’Architetto Gino Coppedè è Piazza Mincio.

Ci si arriva a piedi passando sotto il grande arco di via Dora, da cui pende un maestoso lampadario di ferro battuto, e al centro della piazza c’è la deliziosa Fontana delle Rane ad attendervi.

Nelle giornate soleggiate e primaverili la piazza è piena di romani seduti sul bordo della vasca o sui gradini dei palazzi a godersi il sole e chiacchierare.
 
In questo luogo magico anche il traffico è decisamente al di sotto dei parametri romani (ma provate a trovare parcheggio se siete capaci!) e questo rende la zona una piacevole oasi di pace.
 
Il mio edificio del cuore è il Villino delle Fate.

È una zona completamente fuori dalle mete turistiche.

Pochi turisti lo visitano, ma se dopo un itinerario a Roma vi avanza qualche ora da passare con il naso all’insù, io vi consiglio di farci un giro.

Troverete altri curiosi (e non solo turisti).

Li riconoscerete dallo sguardo incantato.

Tutti armati di macchina fotografica alla ricerca della luce giusta per immortalare questo luogo fuori dall’ordinario.

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Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia


Cosa c’è di meglio in una domenica piovosa che approfittare per vedere il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Il bilancio finale è stato più che positivo, anche perché visitare questo museo vuol dire godere di due meraviglie in un colpo solo.

Villa Giulia

Villa Giulia fu costruita tra il 1550 e il 1555 come residenza di campagna per Papa Giulio III.

Quest’ultimo non fece certo economia quando si trattò di scegliere gli artisti da impiegare nella sua dimora.

Vi lavorarono, tra gli altri, Giorgio Vasari, Bartolomeo Ammaniti, il Vignola e Michelangelo Buonarroti.

Le sale sono affrescate in un modo che vale da solo il costo del biglietto.

Nel 1870 l’edificio divenne proprietà del Regno d’Italia.

Venne destinato a sede di raccolta e poi di esposizione dei materiali rinvenuti nel territorio tra i monti Cimini e il Tevere.

Iniziò così la destinazione museale della villa, alla quale negli anni trenta furono aggiunte due ali esterne per ospitare le collezioni e i servizi.

Il giardino interno della Villa, con il bel tempo, deve essere un luogo paradisiaco.

Era bellissimo anche con il cielo color piombo e l’umidità penetrante della pioggia caduta copiosa.

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Museo Nazionale Etrusco

Per avere un quadro d’insieme delle opere pre-Romane del Lazio questo Museo è quello che fa al caso vostro. È perfertto se cercate cosa vedere di insolito a Roma.

Se avete dei figli che stanno studiando la storia etrusca, io credo che una visita a questo Museo possa davvero rappresentare un elemento di approfondimento e valorizzazione dello studio per loro.

Tra l’altro nella nostra visita abbiamo incontrato molti bambini con i genitori e sembravano tutti realmente interessati.

Bella sensazione!

Io mi sono persa a rimirare quelle teche così piene di frammenti di vita arrivati sino a noi da persone così lontane nel tempo da sembrare quasi di un altro pianeta.

Tra le opere di spicco del Museo figura senza ombra di dubbio il Sarcofago degli Sposi.

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Sarcofago degli Sposi

Si tratta di un sarcofago etrusco in terracotta scolpito nel VI secolo a.C..

Figura praticamente su ogni libro di storia scolastico quando si parla di etruschi.

La scultura raffigura una coppia di sposi sdraiata in un triclinio a un banchetto nell’atto di scambiarsi “qualcosa”.

Secondo alcuni studiosi, la mano sinistra dell’uomo con il palmo aperto verso l’alto e le dita allungate starebbe per ricevere alcune gocce di profumo versategli dalla sua compagna.

Nella mano destra si è, invece, supposta l’esistenza di una ghirlanda o un uovo.

La coppia rappresenterebbe secondo gli studiosi la doppia immagine dei convitati che festeggiano da vivi e da morti.

Io ho visto solo una coppia di innamorati uniti per l’eternità, ma forse sono troppo sentimentale.

Considerate che la scultura è stata rinvenuta nel XIX secolo durante scavi nella necropoli della Banditaccia a Cerveteri totalmente a pezzi.

Fu Felice Bernabei, fondatore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a capirne il grande valore e ad acquistare i frammenti dal principe Ruspoli nel 1893.

L’opera di restauro ha provveduto a integrare sapientemente le parti mancanti avendo cura di non alterare i reperti ritrovati, rendendola a noi così come ora la vediamo.

Dite la verità. Non siete mai stati a Villa Giulia, ma guardando le foto avete avuto un dejà vù?

Se siete stati al Louvre, vi posso spiegare il perché.

Sempre nella necropoli ceretana della Banditaccia, infatti, fu rinvenuto un sarcofago molto simile a questo che dal 1863 è conservato al Museo del Louvre di Parigi.

Il miracolo della neve di Santa Maria Maggiore: a Roma, il 5 agosto, nevica. Sembrerà strano, lo so, ma è proprio così. La leggenda narra che Giovanni, un ricco patrizio, durante la notte del 4 agosto 352 d.C., avrebbe visto in sogno la Vergine Maria che chiedeva di costruire una basilica in un luogo che lei gli avrebbe indicato. Giovanni, la mattina seguente, corse da Papa Liberio per raccontargli quanto visto e il pontefice confessò di aver avuto la stessa visione. Il prodigio nel frattempo si era avverato: sul Colle Esquilino, nel luogo dove oggi sorge la Basilica di Santa Maria Maggiore, nevicò il 5 di agosto 352. Ogni anno, per rievocare il miracolo, viene solitamente organizzato uno spettacolo di suoni e luci nella Piazza antistante la Basilica, con tanto di nevicata artificiale.

Campo Cestio, il cimitero acattolico di Roma


Se state cercando cosa vedere di insolito a Roma, il cimitero acattolico di Campo Cestio non dovete proprio perdervelo.

Si trova nel quartiere Testaccio, vicino a Porta San Paolo e alla Piramide (con la relativa fermata della metro, Linea B).

Campo Cestio si presenta da fuori come uno di quei giardini segreti custoditi dietro a un muro di mattoni rossi.

Al cancello dell’entrata, in via Caio Cestio 6, si legge che il cimitero acattolico (anche conosciuto come Cimitero degli Inglesi) è destinato alla sepoltura dei non-cattolici stranieri.

Ortodossi, protestanti, ebrei, atei di qualsiasi nazionalità.

Questo perché la Chiesa Cattolica vietava di seppellire in terra consacrata i non cattolici, che finivano così fuori dalla mura della città – o al loro limite estremo.

L’entrata è gratuita, anche se è suggerita una donazione minima.

Il cimitero non è grandissimo e non ci si perde con facilità, ma alla destra dell’entrata c’è uno shop in cui è possibile acquistare anche una mappa.

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Campo Cestio: sepolture famose

Fra i personaggi famosi interrati a Campo Cestio, troviamo i poeti romantici John Keats, morto a Roma per tubercolosi, e Percy Shelley, deceduto in un naufragio nel mar Tirreno.

In particolare, la tomba di Keats è situata in un angolo a parte del cimitero, oltre un’arcata che offre una vista davvero suggestiva.

Keats ha due epitaffi. Quello sulla tomba, che non lo cita per nome, recita:

This grave contains all that was mortal, of a YOUNG ENGLISH POET, who on his death bed, in the bitterness of his heart, at the malicious power of his enemies, desired these words to be engraven on his tombstone: Here lies one whose name was writ in water

A lato della tomba, su un muro, c’è una lastra marmorea che riprende l’ultima frase:

Keats! If thy cherished name be “writ in water”, every dropped has fallen from some mourner’s cheek; a sacred tribute, such as heroes seek, though oft in vain – for dazzling deeds of slaughter, sleep on! Not honored less for Epitaph so meek!

Bellissima e struggente è anche la tomba dello scultore William Story, sepolto qui con la moglie Emelyn.

L’Angelo del Dolore in marmo e pietra fu realizzato dallo scultore stesso per la tomba della moglie.

Story morì poi poco dopo averla terminata.

campo cestio roma angelo della morte

Campo Cestio e gli italiani

Campo Cestio ha occasionalmente concesso la sepoltura anche a italiani illustri che, per circostanze di varia natura, sono considerati “stranieri” in Italia.

Fra questi, troviamo il poeta Dario Bellezza, gli scrittori Carlo Emilio Gadda e Luce D’Eramo, nonché Antonio Gramsci.

A lui, rende omaggio Pier Paolo Pasolini ne Le Ceneri di Gramsci.

La sensazione all’interno di Campo Cestio è quella di stare in un museo all’aria aperta, in uno di quei luoghi così ricchi di Storia, Memoria, Arte e Poesia che a ogni passo la città fuori, con i suoi rumori, svanisce piano piano.

Se la parola “cimitero” può suggerire la tristezza spiacevole propria del funereo.

In realtà, in posti come Campo Cestio, quello che a me capita spesso è che la malinconia si addolcisca.

Ciò che emerge più di ogni altra cosa qui, più anche della morte, è l’amore di chi ha eretto quelle tombe, così come il ricordo che le persone sepolte hanno lasciato una volta andate.

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La Garbatella


Ancora una volta ho ceduto al fascino di una visita guidata per andare alla scoperta di un angolo di Roma.

Questa è stata l’occasione per visitare la Garbatella, quartiere diventato famoso per la serie tv “I Cesaroni“.

La zona è relativamente giovane per Roma e si sviluppò per volere del re Vittorio Emanuele II negli anni ’20, in un’area praticamente semi disabitata, adibita alla coltivazione dell’uva (coltivata con il sistema “a garbata” da cui alcuni dicono che venga il nome del quartiere) e al pascolo.

Le nuove costruzioni si svilupparono intorno alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura e, nel progetto originario rimasto solo su carta, avrebbero dovuto essere collegate ad Ostia tramite un canale navigabile parallelo al Tevere.

Pur nascendo come edilizia economica e popolare, l’assetto architettonico è stato curato con attenzione al fine di creare il giusto equilibrio tra estetica e comodità.

Nel nucleo storico le abitazioni sono collocate in villini o basse palazzine.

Le costruzioni, affidate a giovani e promettenti architetti, sono diverse tra loro per lo stile usato e grande spazio è lasciato ai giardini privati e alle aree verdi comuni.

Con l’avvento del fascismo lo stile delle costruzioni divenne più simile ai moderni condomini, come risulta evidente dai cosiddetti “Alberghi suburbani”, ma ha conservato comunque elementi distintivi e cura dei dettagli.

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La Garbatella per i romani

La cosa più bella della Garbatella è l’aria oziosa di paese che si respira in questo popoloso quartiere romano.

Il caos cittadino rimane fuori dai freschi giardini in cui le signore si mettono al fresco a chiacchierare mentre i bambini giocano liberi.

I panni stesi, il vocio alle finestre e i residenti che non esiteranno a salutarvi come foste vecchi conoscenti.

Mentre stavamo concludendo la nostra visita davanti all’Albergo Rosso, una signora a spasso con il cane non ha saputo resistere e ci ha avvicinati “Dicono che Mussolini ha fatto tante cose brutte. Io non lo so, perché all’epoca nun c’ero, però io vivo all’ultimo piano dell’albergo rosso, sotto l’orologio e so che palazzi così non ne fanno più! Venite a vede’ quanto so’ belle le scale!“.

Senza darci tempo di replicare ci ha fatto strada, ci ha raccontato che le finestre serrate al quarto piano sono quelle dell’appartamento di Mussolini, oggi chiuso, e ci ha mostrato orgogliosa la scalinata interna del palazzo.

La nostra passeggiata serale non poteva concludersi in modo più autentico e spontaneo del contatto con la romanità generosa di questo luogo.

Lo so che a Roma ci sono mille cose da vedere e che i turisti prediligono altre zone, ma a Roma si torna sempre più di una volta, quindi se doveste ricapitare, vi consiglio, magari la sera verso il tramonto, di prendere la Metro B fino a Garbatella.

Potete scaricarvi un percorso da internet oppure scegliere una visita guidata come ho fatto io. Se cercate cosa vedere di insolito a Roma, la Garbatella è il quartiere perfetto.

Non ve ne pentirete!

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Moschea di Roma


A proposito di cosa vedere di insolito a Roma, vi presento la Moschea.

La Moschea di Roma è stata inaugurata nel 1994.

È la più grande d’Europa e raccoglie nei giorni di preghiera fino a 30.000 – 40.000 fedeli.

Oltre a un luogo di culto, è un centro culturale e negli anni si è perfettamente integrata nel tessuto della capitale.

Ma al di là della religione, la Moschea progettata da Paolo Portoghesi è proprio bella.

Noi l’abbiamo visitata grazie ad un’associazione, quando mi è arrivata la proposta di una visita guidata ho iscritto al volo me e mezza famiglia.

Una volta lì ho appreso che è possibile prenotare visite gratuite anche contattando direttamente il centro culturale.

La mezza luna sul tetto si vede in mezzo ad alberi e palazzi anche dall’Olimpica, strada famigliare per i romani.

Al mattino, nelle giornate di sole, brilla e cattura l’attenzione, soprattutto se si è imbottigliati nell’eterno traffico. Superato il cancello di ingresso, un ampio piazzale accoglie i visitatori.

moschea di roma

Cosa vedere di insolito a Roma: visita alla Moschea

Il tempo di togliere le scarpe e davanti agli occhi si apre un interno in cui i colori tenui.

La luce che filtra e il rispettoso silenzio sembrano invitare alla meditazione.

Il pavimento è coperto da un tappeto con i toni del blu che è una gioia per gli occhi e che dispiace quasi calpestare. Nell’Islam le raffigurazioni sono vietate, in questo caso è stata scelta una decorazione discreta costituita da ceramiche di colori delicati.

Il tema coranico ripetuto è “Allah è luce” e nella giornata solare in cui noi l’abbiamo visitata sembrava quanto mai calzante.

Nel percorso ci ha accompagnati un incaricato della Moschea, ci ha raccontato un po’ di storia e un po’ di religione.
Ha illustrato i pilastri dell’Islam, spiegato le loro tradizioni.
 
Stuzzicato da qualche domanda, ha offerto il suo punto di vista sul ruolo della donna.
 
Non posso dire di aver condiviso quello che ci ha detto (questo però è un problema che ho con la religione in generale).
 
Ciò nonostante consiglierei la visita a tutti perché alla meraviglia architettonica si accompagna un interessante confronto culturale a costo zero.

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FrancescaGi

FrancescaGi

Romana di nascita, sabina di azione, mamma di cuore. I suoi viaggi sono un mix tra il suo animo cittadino e l'amore incondizionato per la natura della mezza mela con cui condivide la vita. “Alla fine però sono venuti dei bei mix”, assicura lei. Chissà se la pensa così anche Luna, la coniglia nana più viziata del mondo, che li attende con pazienza a casa ogni volta. Anche se di fatto è un avvocato, Francesca dice di non avere ben chiaro cosa vuole fare da grande, ma sarà bene che lo capisca in fretta perché suo figlio di 5 anni le ha chiesto come regalo una Ducati Panigale!