In questo post vi indicherò cosa vedere nei dintorni di Roma: alcune idee per una gita fuori porta di un giorno dalla capitale.

Roma è una città incredibile, si possono passare anni a visitarla e ancora avere qualcosa da vedere.

Ma se vi trovate nella città eterna e avete voglia di una gita fuori porta, ecco a voi qualche idea su cosa vedere nei dintorni di Roma.

Si tratta di gite di un giorno che negli anni abbiamo provato personalmente, nostre esperienze vere.

Abbiamo scritto di quello che ci è piaciuto ma anche di quello che non ci è piaciuto.

Dalle nostre esperienze potrete decidere quello che vedere o meno.

Nei dintorni di Roma si può vedere di tutto, dagli scavi di Ostia Antica, ai castelli di Bracciano e Lunghezza, dai meravigliosi giardini di Ninfa e della Landriana, al Parco dei Mostri di Bomarzo.

Per ogni gita fuori porta da Roma, abbiamo messo anche la distanza in chilometri dalla capitale.

Inoltre, in alcuni luoghi, troverete anche un link per prenotare un tour già organizzato, in modo da non sbattervi troppo.

Ecco qualche idea per una gita fuori porta nei dintorni di Roma.

Leggi anche: cosa fare a Roma con i bambini

Indice

Ostia antica


dintorni di roma Borgo di Ostia antica

→ 30 chilometri a ovest di Roma.

Dovevamo andare a vedere gli scavi di Ostia antica, ma siamo arrivati in anticipo, quindi abbiamo deciso di impiegare il nostro tempo fuggendo al delirio della strada principale, causato da una maratona e dal mercato della Coldiretti, per affacciarci nel Borgo di Ostia Antica e la sorpresa è stata incredibile.

A un metro dalla modernità, si trova un delizioso borgo medievale, dominato dal Castello di Giulio II e incorniciato dalla Chiesa di Sant’Aurea.

Tante piante, case caratteristiche, qualche locale per mangiare cucina romana. Subito la mia immaginazione è volata alle sere d’estate, con le chiacchiere oziose sulle sedie di plastica godendo il fresco della sera.

Un luogo pacioso, dove i gatti sonnecchiano al sole e devono preoccuparsi di fuggire solo da bambini vivaci.

Scavi di Ostia antica


scavi di ostia antica

→ 30 chilometri a ovest di Roma

Clicca qui per prenotare un gita a Ostia Antica partendo da Roma

Il post di Francesca sulle Ville Medicee mi ha fatto venire voglia di scrivere dell’Area Archeologica di Ostia Antica.

Anche questo post, quindi, sarà altamente polemico. Preparatevi.

Ostia fu la prima colonia romana, fondata nel VII secolo a.C. dal re di Roma Anco Marzio.

Si sviluppò particolarmente in epoca imperiale come centro commerciale e portuale, strettamente legato all’approvvigionamento di grano per la capitale. Rimase a lungo centro residenziale e amministrativo e fu abbandonata in epoca alto-medievale.

Le rovine della città furono scavate a partire dagli inizi del XIX secolo. Si sono conservate, insieme ai monumenti pubblici, numerose case di abitazione e strutture produttive, che ne fanno un’importante testimonianza della vita quotidiana antica.

L’Area Archeologica di Ostia Antica, insieme a Pompei, è il sito archeologico più grande del pianeta con un’area di 150 ettari (!!!). Sembra che ne sia stato riportato alla luce solo il 40%. Più della metà della città sarebbe ancora sepolta.

Tantissimi sono gli edifici che si sono conservati fino a noi. Girare per Ostia antica permette davvero di rivivere un po’ il mondo di secoli fa.

Mi chiedo che spettacolo possa essere stato assistere alle Memorie di Adriano interpretato da Giorgio Albertazzi nel Teatro Romano. Solo ad immaginarlo mi vengono i brividi.

Le Terme di Nettuno, complesso termale pubblico costruito da Adriano e inaugurato nel 139 d.C., mi hanno fatto venire una curiosità incredibile di poter vedere davvero un posto del genere in tutto il suo splendore.

Il Thermopolium in Via di Diana

Il Caseggiato del Termopolio è il perfetto esempio di quello che intendo.

Un classico caseggiato romano con stanze e taverne che si sviluppano intorno ad un cortile che si è conservato meravigliosamente fino ai giorni nostri. La maggior parte delle stanze aveva una funzione commerciale. Il lato meridionale dell’edificio si affaccia sul Decumano Massimo, anche qui si trovano dei negozi.

Vi sono addirittura i resti di un “Bar-Tavola Calda”.

Il bancone marmoreo con lavabo si trova ancora integro al suo interno. Un mortaio rinvenuto nella stanza è stato installato sul bancone stesso. Di fianco all’entrata si trovano delle panchine. Sopra di esse sono visibili affreschi ben conservati.

scavi di ostia antica dintorni di roma

Parte polemica

L’Area Archeologica di Ostia Antica è un tesoro inestimabile. Magnifica anche così. Ma non basta.

Il biglietto costa solo 12 euro per gli adulti.

Ma non ci sono i soldi per aprire aree già scavate, non ci sono i soldi per scavare altre aree, non ci sono soldi per conservare i mosaici come si dovrebbe, non ci sono soldi per garantire il posto con una vigilanza adeguata.

Vado avanti?

Quando siamo andati noi (un paio di anni fa, magari nel frattempo è cambiato tutto e mi rimangio volentieri ogni cosa), gli scavi erano sporchi, maltenuti, con erbacce incolte a destra e manca, senza uno straccio di vigilanza.

Ragazzi tedeschi in gita mangiavano allegramente i loro panini stravaccati su mura antiche di secoli senza che nessuno dicesse loro qualcosa. Dei cinque bagni all’esterno, ne funzionava uno. Senza sapone né carta igienica, ovvio, e pulito per modo di dire. C’erano turisti che cercavano una guida, ma se non si prenotano per tempo non c’è modo di usufruirne.

Si tratta di un’area così vasta (e tutto sommato nemmeno collegata malissimo con Roma) che, se fosse attrezzata a dovere, sarebbe un invito ai turisti a fermarsi tutto il giorno.

In qualsiasi altra parte del mondo un sito archeologico del genere prevederebbe un biglietto d’ingresso congruo, investimenti per valorizzarlo, strutture adeguate, personale in abbondanza.

Probabilmente prevederebbe anche file interminabili per entrare, mentre noi di sabato mattina lo abbiamo trovato semi vuoto.

A questo punto mi pongo una domanda molto simile a quella di Francesca nel suo post. Capisco l’incanto di Roma e la scelta di chi viene nella capitale di concentrarsi sulle abbondanti meraviglie della città, ma davvero non esiste un modo per valorizzare un bene così prezioso e unico al mondo?

Villa Adriana a Tivoli


Tivoli Villa Adriana dintorni di roma

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→ 28 chilometri a est di Roma 

Si chiama Villa Adriana e si trova vicino Tivoli: un altro di quei posti in cui sono andata dopo aver letto un libro.

Il libro naturalmente è “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar (se non lo avete mai letto fatelo, è un capolavoro assoluto della letteratura, di quelli che non si dimenticano).

Villa Adriana fu costruita per volere di uno degli imperatori più illuminati di Roma (siamo nel 118 d.C.) per sfuggire allo stress dell’Urbe.

Fu eretta in una zona ricchissima di fonti d’acqua e infatti le fontane sono praticamente ovunque all’interno di Villa Adriana.

Erano usate per bere, trasportare i cibi e per raffreddare gli ambienti durante i banchetti ufficiali nelle afose serate estive.

Villa Adriana oggi

L’area sulla quale fu edificata Villa Adriana è immensa, circa 120 ettari. Per adesso ne sono visitabili solo 40, ma per l’epoca aveva un’architettura davvero innovativa.

Pensate che nel sottosuolo erano stati scavati dei tunnel che andavano da una parte all’altra della tenuta, praticamente in tutte le direzioni. All’interno di questi tunnel potevano passare carri trainati da cavalli per trasportare le merci e tutto quello che serviva, senza che l’imperatore o i suoi ospiti che passeggiavano in superficie, fossero disturbati da tutto il trambusto.

Villa Adriana aveva una vera e propria metropolitana ante litteram.

È composta da molti edifici spettacolari come il Canopo. Il più bello però, secondo me, è il Teatro Marittimo, creato su un’isola artificiale e circondato da un colonnato che si riflette sull’acqua.

Davvero molto suggestivo.

Purtroppo, gli scavi hanno portato alla luce pochissimo di quello che doveva essere un tempo Villa Adriana.

Addirittura nel Medio Evo fu usata come terreno agricolo o come cava per materiali di pregio. Principalmente fu preso il marmo.

Ma ha delle viste davvero eccezionali e, dopo aver letto “Memorie di Adriano”, vi sembrerà un privilegio calpestare lo stesso terreno e visitare i luoghi così fortemente voluti dall’Imperatore.

Civita di Bagnoregio


civita di bagnoregio

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→ 125 chilometri a nord di Roma (gita di Roberta)

Il colpo d’occhio è di quelli che non si scordano tanto facilmente.

Vecchi edifici e un campanile svettante si fondono con un promontorio roccioso, rossastro, terroso, attaccato nella parte bassa dal verde della vegetazione. Un brutto ponte moderno in cemento armato collega questa visione con il nostro punto di osservazione.

È un panorama inconsueto, sembra una fusione di due fogli lucidi: il Grand Canyon americano che si interseca con una boscaglia verde. Si tratta di Civita di Bagnoregio, parte antica del borgo laziale di Bagnoregio, un paese “che muore”.

Geologicamente parlando, la zona in cui si trova Civita di Bangoregio è composta prevalentemente di tufo e di argilla, ed è molto soggetta a frane ed lenti fenomeni di erosione.

Il borgo antico ha conosciuto fenomeni di spopolamento già a partire dal Settecento, quando alcuni terremoti isolarono il promontorio dal resto dell’abitato di Bagnoregio, ma è soprattutto nel corso del Novecento che Civita si è progressivamente svuotata, sino ad essere quasi del tutto abbandonata (sembra che vi siano residenti soltanto una decina di persone).

Ormai Civita di Bagnoregio è una specie di museo a cielo aperto, frequentata però da moltissimi turisti.

Per arrivarci abbiamo lasciato l’auto a Bagnoregio (e trovare parcheggio non è stata un’impresa facile, trattandosi di una domenica tardo-primaverile), e poi abbiamo scarpinato a piedi per un chilometro abbondante, fino ad arrivare al ponte, unico modo per raggiungere Civita.

La passeggiata non è particolarmente indicata per chi ha carrozzine con bambini, oppure persone anziane al seguito, però una volta varcata la porta d’ingresso del borgo ci si trova davvero riportati indietro in un’atmosfera senza tempo, triste e fiera insieme, magica e toccante.

Parco dei mostri di Bomarzo


parco mostri bomarzo dintorni di roma

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→ 90 chilometri a nord di Roma

Voi che pel mondo gite errando vaghi

di veder maraviglie alte et stupende

venite qua dove son faccie horrende

elefanti, leoni, orsi, orchi et draghi.

Il Parco dei Mostri di Bomarzo è una meta ideale per una piacevole passeggiata nel verde che coniughi silenzio e cultura.

Di cosa si tratta?

Il Parco dei Mostri di Bomarzo fu ideato dall’architetto Pirro Ligorio (per capirci, fu lui a realizzare Villa d’Este a Tivoli), su commissione del Principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino.

Quest’ultimo, seguendo le orme del padre, venne iniziato alla carriera militare che decise di abbandonare a poco più di trentacinque anni.

Si ritirò quindi a Bomarzo insieme alla moglie Giulia Farnese.

Nel 1560 Giulia morì e Vicino passò i seguenti 25 anni a studiare i classici per trovare ispirazione nella creazione del parco.

Le sculture vennero direttamente scavate nei mastodontici blocchi di peperino.

Dai massi prendono vita animali giganteschi, eroi omerici, sirene e dee romane.

Una passeggiata nel parco è un viaggio tra mitologia e fantasia, il tutto in un ambiente dove il bosco la fa da padrone e il silenzio è avvolgente.

Se siete interessati vi consiglio di scaricare una delle guide dettagliate che si trovano in rete, perché all’ingresso vi daranno solo una mappa con i nomi delle diverse sculture.

Tanti sono i versi incisi sul peperino che vi seguiranno durante il percorso.

Per secoli il Parco dei Mostri di Bomarzo è stato dimenticato fino al 1954 quando venne acquistato dal Sig. Giovanni Bettini che lo ha prima ripulito e poi gestito.

sfinge parco dei mostri bomarzo dintorni di roma

Per chi è indicato questo parco nei dintorni di Roma

Il percorso nel bosco è facile e piacevole. Adatto ad adulti di ogni età e a piccoli esploratori.

I bambini saranno entusiasti.

Non consiglio l’uso del passeggino che in alcuni passaggi potrebbe risultare tutt’altro che comodo.

Mio figlio (3 anni) è rimasto affascinato da questo parco pieno di mostri (“Finti!” come ci teneva a specificare).

Si è divertito tantissimo nella casa pendente (come dargli torto) e ad entrare nella bocca del mostro.

Vicino all’ingresso troverete un’area giochi e un’area pic nic a completa disposizione.

Come arrivare

Secondo me l’uscita migliore sulla A1 è quella di Attigliano.

Da lì è sufficiente seguire le indicazioni per una decina di minuti. Il parco è ben segnalato.

Il costo del biglietto è di 10 euro a persona. I bambini fino a 4 anni non pagano.

Non è consentito l’ingresso di animali.

Sant’Angelo di Roccalvecce


sant'angelo di roccalvecce murales di alice

→ 100 chilometri a nord di Roma (gita di Katiu)

Ci sono poi comuni interi che, per fare rivivere alcuni borghi o alcune frazioni, che altrimenti verrebbero dimenticate ed abbandonate completamente, decidono di “donare” i muri delle abitazioni a diversi artisti, sia nazionali che internazionali, per dare vita ad una grandissima mostra libera.

Oltre a Valogno (frazione di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta), un altro comune che ha voluto far rinascere un proprio borgo è Viterbo, che ha reso la propria frazione, Sant’Angelo di Roccalvecce, nel cuore della Tuscia, “Il paese delle fiabe”.

La gita perfetta nei dintorni di Roma

Fino al 2017 Sant’Angelo di Roccalvecce stava letteralmente morendo.

Erano rimasti solo i pochi anziani che, inesorabilmente, non volevano abbandonare le proprie case natali. I giovani erano emigrati alla ricerca di una vita migliore. Il paese sorge praticamente nel cuore della Tuscia, al di fuori di ogni percorso turistico di qualsivoglia genere.

Ma grazie all’ACAS (Associazione Culturale Arte Spettacolo), nella persona del presidente Gianluca Chiovelli, il 27 novembre 2017 il primo murales (quello di Alice) inaugurò questo stupendo progetto globale.

All’inizio dovevano essere solo 12 murales, ma nell’arco di poco più di 2 anni il loro numero è praticamente raddoppiato. Artisti di ogni parte del mondo si sono avvicendati per lasciare la propria firma in un’opera praticamente a cielo aperto, visibile e godibile da chiunque.

I murales sono tutti eseguiti in maniera eccelsa, ma alcuni di loro, solo per i più attenti, nascondono delle piccole sorprese: l’orologio nel ritratto di Alice segna le 11:27, ovvero la data di inaugurazione dell’opera

I volti dei personaggi non riprendono quelli dei cartoni animati noti o delle raffigurazioni dei libri, bensì sono i volti degli abitanti stessi di Roccalvecce

Tutti gli artisti che hanno preso parte al progetto sono street artist donne.

sant'angelo di roccalvecce murales cosa vedere nei dintorni di roma

Come raggiungere questo borgo nei dintorni di Roma

Per chi proviene in auto, le uscite autostradali più vicine (sull’A1) sono quelle di Attigliano o di Orvieto.

Poi bisogna obbligatoriamente impostare il navigatore: non troverete nessun cartello che vi indichi la strada, se non a ridosso dell’arrivo.

L’accoglienza turistica non è delle migliori: c’è un grande parcheggio pubblico e gratuito ma pochi punti di ristorazione (un paio di bar/pasticcerie e una trattoria). In compenso il paese si visita in poco tempo: consiglio quindi di inserire la visita in un itinerario che comprenda anche qualche altra località vicina (ad esempio Civita di Bagnoregio o il Parco di Bomarzo).

Castellone (Formia)


castellone formia torre

→ 160 chilometri a sud di Roma (gita di Katiu)

Formia, comune diviso tra il golfo di Gaeta e le pendici dei Monti aurunci, è famoso per le spiagge – rinomate quelle di Vindicio e di Gianola – e per essere un centro nevralgico ed economico della zona. Ma Formia non è solo spiagge, mare, sole e negozi.

Ha anche un cuore antico che, dall’alto delle colline circostanti, trasuda storia e importanza: parlo del borgo di Castellone.

La storia di Castellone

Nota cittadina fin dai tempi romani più antichi, il borgo di Castellone ha vissuto diversi momenti di notorietà e poi di abbandono durante i secoli.

Sorto inizialmente come frazione del centro cittadino, in epoca di invasioni saracene vide aumentare il numero dei propri abitanti, che si riversavano in questi vicoli per sfuggire ai predoni. 

Successivamente è stato prima quasi abbandonato in quanto troppo distante dal mare, e quindi dai mercati della pesca e del commercio di passaggio, e infine rinnovato completamente. 

Oggi è un magnifico centro turistico, ricco di ristoranti, localini e punti panoramici.

Cosa vedere a Castellone, Formia

Diversi sono i punti, o meglio gli elementi, storici che contraddistinguono Castellone, e che ne fanno da richiamo per un turismo culturale.

Il primo è la torre poligonale che ci accoglie all’arrivo nella piazza principale. Costruita nel 1377, è una delle 12 torri che sostenevano le mure cittadine. Attualmente è l’unica, tra le torri sopravvissute, a non essere abitata.

Il secondo, di importanza maggiore ma poco conosciuto anche dai locali, è il Cisternone. Questa cisterna sotterranea, che portava acqua a tutta la città sino al confine marino, è attualmente la più antica cisterna romana al mondo. La cisterna di Castellone è infatti stata costruita nel I secolo a.C., prima ancora della più famosa cisterna di Istanbul.

La cisterna turca rimane attualmente la più grande al mondo, ma il secondo posto è sempre occupato da quella formiana, che ha dimensioni di 65×25 metri per una capacità di 7.000 metri cubi di acqua.

Peccato che, per secoli, nessuno fosse a conoscenza dell’esistenza di questa cisterna. Dal momento della costruzione e del primo utilizzo, infatti, se ne è poi persa completamente traccia sino al 1860 circa, anno in cui si cominciò a ipotizzare che, sotto la piazza di Sant’Anna, potesse celarsi qualcosa.

Ma si è dovuto aspettare quasi il 2010 perchè qualcuno cominciasse a scavare e a riportare alla luce questo splendore.

cisternone di castellone formia

Il cisternone di Castellone: informazioni per la visita

La visita è esclusivamente guidata, con prenotazione obbligatoria tramite telefono o sito internet. In inverno è possibile solo durante il weekend, mentre in estate è aperta tutti i giorni con visite serali.

In quest’anno particolare di pandemia globale, i gruppi sono composti da un massimo di dieci persone. Le aperture estive sono variate, è meglio controllare prima.

Il costo della visita è di soli 3 euro, che valgono tutta la spesa pur di vedere questa magnificenza formiana.

Grotte di Pastena


grotte di pastena

→ 110 chilometri a sud di Roma (gita di Katiu)

Ormai è qualche anno che, soggiornando nella zona di Frosinone nel mese di agosto, vengo attratta dal cartello turistico che indica la direzione delle Grotte di Pastena.

E quest’anno, finalmente, sono riuscita ad organizzarmi per andarle a visitare!

A metà strada tra Frosinone e Fondi (Latina), nel cuore del Parco Naturale dei Monti Ausoni, si celano le Grotte di Pastena, chiamate anche “grotte di attraversamento”, perchè interamente percorribili (in parte aperte al pubblico, in parte aperte solo agli speleologi).

La storia delle grotte di Pastena

Scoperte alla fine degli anni ‘20 del secolo scorso, nel 1926 il barone Carlo Franchetti le eslorò completamente, e l’anno successivo le aprì pubblico, per mostrare ai locali le meraviglie del sottosuolo. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale i cunicoli più profondi diedero riparo a centinaia di profughi, che grazie alla profondità degli stessi si salvarono da morte certa.

La conformazione delle grotte di Pastena

L’ingresso delle grotte è caratterizzato dal passaggio del fiume Mastro, che in inverno riempie l’ingresso creando un piccolo laghetto con relativa cascatella. I corridoi sono ricchi di manifestazioni calcaree. In alcune sale sono presenti enormi stalattiti e stalagmiti con le più svariate forme. La fantasia dell’occhio umano potrebbe vedere in alcune di esse degli elefanti, dei volti, degli scoiattoli.

Tra le varie sale visitabili, un paio in particolare hanno attirato la mia attenzione: la prima, col soffitto quasi a volta, ha la parte alta completamente nera, tanto che potrebbe sembrare quasi “affumicata”. Si tratta di sedimenti lasciati dai pipistrelli (non a caso l’area viene denominata proprio “sala dei pipistrelli”) che, a centinaia, vivono appesi al soffitto.

La seconda sala ha suscitato un interesse più frivolo. Infatti, in una grande area di passaggio, dove è presente una delle rare conformazione di stalattite e stalagmite unite, è stata girata una scena del film “Fantozzi va in pensione”. I nostri stralunati eroi – nella finzione – fanno cadere alcune colonne.

All’interno delle grotte, in profondità, troviamo anche un lago vero e proprio, con le acque limpidissime e, a prima impressione, freddissime.

La temperatura all’interno infatti si aggira tra i 14 e i 15 gradi, con un’umidità costante di oltre il 95%.

grotte di pastena interno dintorni di roma

Visita alle grotte di Pastena

Le visite alle Grotte di Pastena sono previste esclusivamente con l’accompagnamento della guida. 

Le opzioni sono due: o si prenota tramite il sito internet o ci si può presentare direttamente in biglietteria e sperare in un posto libero. 

Il biglietto di ingresso costa 9 euro, ma ci sono delle riduzioni se si volessero visitare anche le Grotte di Collepardo o il Pozzo d’Antullo.

Se avete voglia di una piccola avventura nei dintorni di Roma, fanno per voi.

Centro Botanico Moutan di Vitorchiano


→ 95 chilometri a nord di Roma 

Se siete alla ricerca di un incantevole giardino in cui passeggiare, il Centro Botanico Moutan di Vitorchiano, in provincia di Viterbo, fa al caso vostro. Se poi amate le peonie, allora non potete perdervi questo piccolo paradiso terrestre.

Se siete alla ricerca di un incantevole giardino in cui passeggiare, il Centro Botanico Moutan di Vitorchiano, in provincia di Viterbo, fa al caso vostro. Se poi amate le peonie, allora non potete perdervi questo piccolo paradiso terrestre.

Nacque così il Centro Botanico Moutan (dal termine cinese “Mu Dan”, peonia arborea), un giardino monotematico che oggi contiene la collezione di peonie arboree ed erbacee più rara e ampia al mondo.

Il giardino, aperto ai visitatori dal 2003, si estende oggi su una superficie di quindici ettari, tra lecci, cipressi, querce e ulivi secolari. Ci sono le peonie, ma c’è anche tanto di più, con una cura incantevole per ogni pianta e un’esplosione di colori che vi lascerà a bocca aperta.

Il glicine fiorito è la prova della perfezione della natura.

Le peonie del Centro Botanico Moutan

centro botanico moutan peonia

Le peonie sono piante molto longeve, con una vita media di 100/200 anni.

Sono caratterizzate da una crescita molto lenta ed è anche questo a renderle particolarmente preziose. La peonia arborea è considerata in Cina il Fiore Nazionale e molte sono le leggende legate a queste piante. Non a caso i loro nomi evocano spesso proprio la loro magia.

La collezione raccoglie oggi oltre 250.000 piante, tra cui circa 600 differenti varietà e ibridi naturali. Per tutti i dettagli più tecnici vi rimando direttamente al loro sito dove potrete trovare tutte le informazioni nel dettaglio.

Io mi limiterò a dirvi che il Centro Botanico Moutan è un luogo magico dove rimettersi in pace con il cuore.

Gli occhi si riempiono di colori e bellezza, il naso di profumi e le orecchie del ronzio delle api e del canto degli uccelli.

Visita al Centro Botanico Moutan: informazioni pratiche

La durata della fioritura è complessivamente di due mesi l’anno, tra aprile e maggio.

Per cogliere il momento giusto, vi consiglio di tenere d’occhio i loro social e il loro sito internet dove forniscono chiaramente informazioni dettagliate sul punto.

Il costo del biglietto è di 5 euro per gli adulti, gratuito per i bambini fino a 10 anni. Da quest’anno il Centro organizza anche visite guidate e una serie di eventi, condensati per lo più nei week end, che trovate indicati sul loro sito.

Non serve essere esperti di peonie o giardinaggio per godere di questo luogo fantastico.

È una gita nei dintorni di Roma molto adatta ai bambini, perché è richiesta la sola accortezza di non camminare fuori dai sentieri segnati e rispettare le normali norme di buona educazione (non strappare fiori, non calpestare piante,…), per il resto i bambini potranno passare qualche ora in un luogo davvero magnifico.

centro botanico vitorchiano

Colour Cafè

Ai colori delle peonie è ispirato anche il Colour cafè, un delizioso ristorante con tavoli all’aperto in cui gustare un pranzo immersi nel verde.

I prezzi sono ragionevoli, è previsto un menù per i bambini e mangiare all’aperto in primavera in un posto così secondo me è un valore aggiunto (anche perché all’interno del centro non è possibile fare picnic).

Giardini della Landriana


giardini della landriana dintorni di roma

→ 55 chilometri a sud di Roma 

Se vi piacciono i giardini, le piante e la natura e se abitate nei dintorni di Roma, vi consiglio vivamente una visita ai Giardini della Landriana.

Si trovano, per la precisione, ad Ardea e due volte l’anno vi si svolge una fiera dedicata al giardinaggio ed al florovivaismo. Ad Aprile si tiene Primavera alla Landriana e a ottobre Autunno alla Landriana. Noi siamo andati in entrambe le date.

C’è la possibilità di comprare un biglietto solo per la fiera, oppure, con un piccolo costo in più, usufruire della visita guidata dei giardini, che altrimenti non sono accessibili.

Tutt’e due le volte noi abbiamo visitato anche i giardini. Stagioni diverse significa colori diversi, come resistere?

Il parco è stato ideato alla fine degli anni ’50 dalla Marchesa Lavinia Taverna e la sua struttura è stata geometricamente organizzata dall’architetto inglese Russel Page. La visita è sempre piacevole.

Il giardino è avvolgente, curato, meritevole di essere visitato sia nel tripudio primaverile dei fiori, sia con i colori dorati dell’autunno. La parte sulla sponda del laghetto è un chiaro invito a prendere un libro, sdraiarsi sul prato e leggere indisturbati. I sentieri coperti di bassa erba sono soffici e rendono i passi silenziosi.

Sulla pagina Facebook dei Giardini hanno comunicato che nel periodo invernale è stato fatto un consistente lavoro di riqualificazione dell’area e quindi anche chi li ha già visitati si troverà di fronte a novità interessanti.

fiera della landriana

I Giardini della Landriana: la fiera

Anche la fiera è interessante.

Ci sono espositori che rappresentano l’eccellenza nei loro campi.

Moltitudini di piante grasse (le preferite di mio marito), infinità di orchidee, bulbi di ogni tipo, rose di ogni colore, erbe aromatiche che saturano l’aria di profumo, piante da frutto antiche recuperate dal sapiente lavoro di mani esperte, ortaggi variegati.

Tra i vari banchi spiccano anche quelli dell’ecosostenibilità, del riciclo creativo, della cura per l’ambiente che di solito va di pari passo (o almeno dovrebbe) con la passione per la natura.

Questi sono i miei preferiti. Adoro trovare idee da riprodurre a casa nel nostro micro giardino.

Al ritorno a casa c’è la soddisfazione di aver passato una bella giornata all’aria aperta e, di solito, un ricco bottino da mettere nei vasi.

Castello di Bracciano


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→ 40 chilometri a nord di Roma 

A pochi chilometri da Roma, sorge maestoso il Castello di Bracciano, conosciuto anche come Castello Orsini-Odescalchi.

Il Castello di Bracciano è un edificio del XV secolo.

Fu costruito da Braccio da Montone (della famiglia Fortebracci) ed è poi passato alla famiglia Orsini. Attualmente è di proprietà degli Odescalchi, famiglia che proprio dagli Orsini rilevò la signorìa di Bracciano, alla fine del XVII secolo.

Si tratta senza dubbio di una tra le più belle e imponenti dimore rinascimentali d’Europa.

Il Castello è un museo aperto al pubblico, tutti i giorni tutto l’anno con orario continuato e, grazie alla Fondazione Livio IV Odescalchi, offre tantissime soluzioni per visite guidate di gruppo o individuali, gite scolastiche e laboratori didattici.

È utilizzato come location per matrimoni (tra le coppie celebri che lo hanno scelto mi vengono in mente Eros Ramazzotti con Michelle Hunziker e Tom Cruise con Katie Holmes) ed eventi privati, meeting e congressi.

Le sale del castello Odescalchi di Bracciano conservano una ricca collezione di oggetti d’arte raccolta dal principe Baldassarre Odescalchi dalla seconda metà dell’Ottocento. Si tratta di oggetti belli e curiosi, che permettono di avvicinarci a comprendere la vita della loro epoca. Notevole e ricca è la collezione di armi, mentre tutto il castello è arredato con mobili d’epoca.

armature castello di bracciano

Il Castello di Bracciano per le famiglie

Il Castello di Bracciano è una meta particolarmente adatta alle famiglie perché offre tantissime visite indirizzate proprio ai bambini. Sulla pagina ufficiale del castello trovate tutte le modalità offerte tra cui potrete scegliere quella a voi più congeniale.

Noi abbiamo partecipato alla visita organizzata dalla Compagnia Teatro Helios.

Le famiglie hanno potuto visitare il castello, ai bambini è stata fornita una spiegazione semplice ma esaustiva delle varie stanze, del mobilio, della vita all’epoca, delle armi. La visita è stata gestita con grande capacità di appassionare i piccoli agli aspetti più affascinanti e curiosi: i passaggi segreti, l’uso delle armi, la comoda e il suo utilizzo…

Il tutto è stato intervallato dalla comparsa di attori che hanno coinvolto i bambini. La visita è terminata nella sala del pozzo con lo spettacolo teatrale “Il re del lago e la principessa Artemisia”.

Nostro figlio è uscito molto soddisfatto.

La sua passione per i cavalieri è stata appagata e per i giorni successivi abbiamo letto solo libri con castelli e cavalieri. Sebastiano, cavaliere coraggioso e Il castello animato sono andati per la maggiore.

Devo dire però che anche noi siamo usciti soddisfatti dalla visita perché vederlo così appassionato ha fatto appassionare anche noi.

Attività nei dintorni di Roma promossa a pieni voti!

Castello di Lunghezza e il Mondo del Fantastico


fantastico mondo del fantastico castello di lunghezza

→ 20 chilometri a est di Roma

Il Fantastico Mondo del Fantastico è un parco a tema, a pochi chilometri da Roma, dove il protagonista principale è la fantasia.

Nello scenario dell’antico Castello di Lunghezza, una compagnia di attori trasporta bambini e adulti in un fantastico mondo del fantastico, popolato dai personaggi delle fiabe e della tradizione, in un susseguirsi di spettacoli coinvolgenti e divertenti.

Fantastico Mondo del Fantastico: cosa succede in concreto

Il parco è aperto ogni week end e nei giorni festivi.

Al solito, vi consiglio di acquistare i biglietti on line per due motivi: il primo è che si risparmia e il secondo è che il parco propone eventi speciali ogni week end e sarà così possibile scegliere quello che maggiormente interessa e diverte.

Noi siamo andati in occasione dell’apertura della Bat-caverna e, con due bambini di 4 anni, è stato un successo.

All’ingresso vi verrà consegnato il programma con gli orari degli spettacoli. Dopo un certo orario alcuni si ripetono per consentire a tutti di vedere ogni spettacolo.

Si può anche rivedere lo stesso spettacolo più volte, perché il fatto di essere recitati con il coinvolgimento del pubblico rende ogni rappresentazione unica e diversa. Nel Fantastico Mondo del Fantastico, non ci si annoia mai.

Al Castello di Lunghezza la giornata inizia con la presentazione dei personaggi principali che allieteranno la giornata.

L’offerta è per tutti i gusti: Merlino e la spada nella roccia, Peter Pan e Capitan Uncino, vari Supereroi e Principesse che cambiano a seconda degli eventi proposti, Vaiana, Conan il Barbaro, Zorro,…

Alcuni spettacoli si tengono all’interno del Castello, in cui si entra con una guida, altri nel parco antistante. Se avrete la fortuna di trovare una bella giornata di sole, sarà l’occasione perfetta per stare all’aperto.

Il parco offre dei punti ristoro e ampie zone per pic nic, bagni puliti e molta cortesia.

Mondo del Fantastico al Castello di Lunghezza: ne vale la pena?

Questa è la domanda che io pongo sempre a chi c’è stato prima di me. L’offerta di parchi a tema è diventata così grande che cerco di evitare posti non ancora adatti per l’età o non meritevoli.

In questo caso la risposta è sì.

I bambini si sono divertiti molto, hanno seguito con attenzione i vari spettacoli e si sono sentiti coinvolti. Gli ampi spazi consentono poi uno sfogo naturale da alternare ai momenti seduti e attenti alle storie.

Margini di miglioramento ci sono, secondo me, sull’organizzazione del pubblico durante gli spettacoli. A volte i bambini si trovavano un po’ “soffocati” da adulti poco empatici, passeggini e borse varie.

Capisco che il fatto di essere all’aperto non consenta una struttura stabile (anche perché in caso di maltempo alcuni spettacoli vengono spostati nel Castello), ma offrire un’area esclusiva per i bambini si potrebbe fare.

Rimane comunque un’ottima idea di parco, niente effetti speciali, niente luci al neon, solo tanta tantissima fantasia e la passione degli attori che riescono a catturare davvero l’attenzione dei bambini e farli sognare ad occhi aperti.

Abbazia di Montecassino


abbazia di Montecassino

→ 140 chilometri a sud di Roma 

L’Abbazia di Montecassino era nella mia wish list da tempo.

Da quando in una trasmissione televisiva avevo letto dell’amicizia tra Jessie Owens e Luz Long. Sembra che non c’entri nulla, ma seguitemi un attimo.

Vi spiego tutto.

Siamo nel ’36 a Berlino. Ci sono le olimpiadi naziste.

Luz Long è un velocista tedesco, di pura razza ariana, destinato, nei sogni di Hitler, a vincere tutte le gare di atletica. Sogni infranti da tale Jessie Owens, che batterà il tedesco in tutte le gare.

Luz Long però non è un nazista come gli altri. Instaura con l’atleta americano una forte amicizia, che durerà ben oltre le olimpiadi e la guerra.

Addirittura durante la gara di salto in lungo, Luz darà a Jesse Owens un consiglio preziosissimo sul punto migliore di stacco. Consiglio che farà vincere a Owens la medaglia d’oro.

Facciamo anche noi un salto in avanti di poco meno di un decennio. Luz Long, arruolato nell’esercito tedesco, è di stanza in Italia, a cercare di fermare l’avanzata americana.

L’amicizia tra i due ragazzi, diventati uomini, non si è mai interrotta. Luz scrive ad Owens lunghe lettere sulla sua frustrazione, sulle ridicole idee razziste di Hitler.

Arriva nei pressi di Montecassino e qualcosa lo spinge a scrivere a Owens un ultima volta. Ha l’impressione netta che non ne uscirà vivo.

Dopo la guerra, va’ in Germania, ritrova mio figlio e parlagli di suo padre. Parlagli dell’epoca in cui la guerra non ci separava e digli che le cose possono essere diverse fra gli uomini su questa terra. Tuo fratello, Luz.

Luz Long morì nella battaglia di Montecassino a soli 30 anni. Ecco, la voglia di visitare l’abbazia di Montecassino arriva dopo aver letto questa storia.

abbazia di montecassino dintorni di roma

Abbazia di Montecassino: una storia nella Storia

L’Abbazia di Montecassino è una delle più antiche d’Italia, fondata proprio da San Benedetto nel 529 d.c. Senza il mille davanti. Capite quanto sia antica? E’ stata saccheggiata dai longobardi e abbattuta dai saraceni. Distrutta da un terremoto nel 1349 e riedificata nuovamente nel 1366.

E così è rimasta fino alla mattina del 15 febbraio 1944.

Quando per tre giorni le forze aeree alleate bombardarono l’abbazia fino a raderla al suolo.

Credevano, erroneamente, che vi fosse una divisione tedesca a sorvegliare l’area. Invece non c’era nessuno, se non un gruppo di civili che vi si erano rifugiati credendo che la guerra avrebbe risparmiato un luogo sacro.

E uno sparuto gruppo di tedeschi. Si parla di poche decine.

Sull’Abbazia si riversò una agghiacciante potenza di fuoco, si parla di oltre 200 caccia bombardieri. Quando il bombardamento cessò, si dice tre giorni dopo, l’Abbazia di Montecassino non esisteva più.

Un avvertimento lanciato da un ufficiale tedesco all’allora arciabate, permise a quest’ultimo di salvare le opere d’arte mettendole al sicuro.

Poi il niente.

Dal 1948 al 1956 l’abbazia fu totalmente ricostruita come la vediamo oggi. Mi ci sono voluti tanti anni per riuscire a trovare il momento di vederla, ma ne è valsa la pena.

L’Abbazia di Montecassino oggi

L’Abbazia di Montecassino è bellissima. E’ scenografica e curata e si respira aria pura. Ha un panorama che lascia senza parole.

E’ strutturata in maniera grandiosa, sembra quasi più un palazzo reale che un’abbazia. Con uno strepitoso ballatoio che apre la vista al territorio circostante.

L’interno della Chiesa è in marmo colorato. La qualità di queste foto non è tra le migliori, si possono fare foto ma solo “a mano libera” senza cavalletto e senza flash.

E dentro è tanto, tanto buio!

Ma quello che toglie davvero il fiato è la cripta. Mosaici d’oro bizantini ricoprono il soffitto e le pareti. Favolosi, davvero. Non ho capito se la cripta fu colpita dal bombardamento oppure è originale.

In entrambi i casi il lavoro è davvero esemplare. Non so se abbia eguali al mondo.

abbazia di Montecassino

Abbazia di Montecassino: info utili.

L’entrata all’abbazia è gratuita. Se andate con un mezzo proprio si paga il parcheggio, 3 euro.

Si paga anche l’entrata al museo, se si vuole visitarlo.

Ci sono sempre tanti turisti, soprattutto polacchi e americani, per i motivi storici sopra detti, ma anche perché lungo la strada dell’abbazia ci sono il cimitero di guerra polacco e poco più sotto quello del Commonwealth.

Per tutte le altre informazioni, visitate il sito ufficiale.

Gaeta e la montagna spaccata


gaeta montagna spaccata

→ 145 chilometri a sud di Roma (gita di Katiu)

A Gaeta, nel sud della Riviera di Ulisse, proprio di fronte al golfo omonimo dove il mare assume quel colore azzurro intenso, si erge in tutta la sua magnificenza la montagna spaccata, sede del Santuario della S.S. Trinità.

Un alone di mistero avvolge il Monte Orlando ed un’antica leggenda da anni viene tramandata incuriosendo i pellegrini ma anche, anzi forse soprattutto, i turisti alla ricerca di particolarità. Come me, per esempio!

Si narra infatti che, nel momento esatto della morte di Cristo, tre enormi fenditure scalfirono l’interno del promontorio, spaccandolo letteralmente in più parti.

Il dolore per la morte del figlio di Dio fu tale che le acque del Mediterraneo si riversarono all’interno delle linee di rottura, creando grotte e torrenti sotterranei.

Un marinaio turco, che navigando le nostre acque si trovò a passare da Gaeta negli anni successivi, non credette ai racconti dei locali. Si avventurò quindi lungo queste insenature, fino a quando, stremato, confermò la sua versione: non ci fu nessun intervento divino, quello che gli avevano raccontato erano solo frottole e dicerie.

Stanco, si appoggiò alla parete della montagna che, miracolosamente, diventò morbida come burro, lasciando così impressa nella roccia l’impronta della sua mano.

Da allora La mano del turco è una delle tappe fondamentali di questo luogo misterioso. Insieme anche alla Grotta dei turchi, luogo dove i saraceni trovavano riparo durante le loro navigazioni.

Come anche Il letto di San Filippo Neri, un piccolo giaciglio in pietra dove, si dice, Filippo Romolo Neri si ritirava a pregare e meditare. Oppure la Cappella del Crocifisso, santuario costruito ad inizio del 1400 nel punto esatto in cui un macigno si staccò dalla cima incastrandosi tra le pareti di una delle fenditure.

gaeta mano del marinaio

Informazioni per visitare il Santuario

Il sito, insieme al Santuario della S.S. Trinità, è visitabile tutti i giorni dell’anno.

Caratteristiche sono le scalette che giungono fino alla Grotta del Turco (non sono più percorribili totalmente ma solo fino ad un terzo della tratta). Bello anche il percorso – molto stretto – che segue tutta la spaccatura principale, arricchita da una Via Crucis incisa nella roccia, fino alla famosa impronta.

Le scalette le ho personalmente contate tutte. Sono poco più di una sessantina di scalini e sì, ho la fissa di contarli in ogni scala che faccio! La strettoia tra la montagna l’ho percorsa praticamente col naso all’insù. Non volevo  perdermi neanche un’ombra, un’insenatura, ogni minima cicatrice di questo monte misterioso.

Perché sarò anche atea, ma le leggende di questo genere mi hanno sempre affascinato. Soprattutto quando appartengono a luoghi come il Golfo di Gaeta. A Gaeta, dove il cielo ed il mare hanno lo stesso colore. Senza un confine ben delineato, unendo in unico dipinto l’azzurro della vita ed il blu dell’infinito.

Giardino di Ninfa


giardino di ninfa dintorni di roma

→ 80 chilometri a su di Roma

Il Giardino di Ninfa è stato definito dal New York Times uno dei dieci giardini più belli e romantici del mondo. Di sicuro è il più bello nei dintorni di Roma.

Per visitarlo occorrono pazienza, perseveranza e una buona dose di fortuna. Perché?

Ve lo spiego subito!

Il Giardino di Ninfa è stato realizzato sui resti di un’antica città medioevale, Ninfa appunto, e si trova all’interno di un’oasi protetta. Ha un equilibrio biologico ed ecologico molto delicato e per questo si può visitare solo pochissimi giorni all’anno.

Si trova nel Lazio agropontino e nonostante le difficoltà nella prenotazione dei biglietti, come dicevo prima, abbiate pazienza perché ne varrà la pena.

giardino di ninfa dintorni di Roma

Il Giardino di Ninfa: la sua storia

Oltre che essere bellissimo, il Giardino di Ninfa ha anche una storia complessa e affascinante, legata a doppio filo con la storica famiglia Caetani, oggi scomparsa.

Nel luogo in cui ora si trova il Giardino di Ninfa, sorgeva un tempio pagano di età romana, dedicato molto probabilmente alle Ninfe. La zona fu donata dall’imperatore Costantino V a Papa Zaccaria, per aver contrastato l’avanzata dei Longobardi; siamo nell’VIII secolo d.C.

Ninfa divenne un trafficato centro, tra la Via Appia e la Via Severiana. Infatti, Doganella di Ninfa, vicinissima al Giardino, era probabilmente una dogana vera e propria per la riscossione del pedaggio.

Grazie al traffico di merci, Ninfa divenne anche molto ricca. Nel XII secolo venne ceduta dal Papa ai Frangipane e nel 1171 Federico Barbarossa, per vendetta verso questa famiglia che lo aveva contrastato, la incendiò.

I Frangipane dovettero vendere tutto, schiacciati dai debiti. E così nel 1297 tutta l’area della città fu acquistata da Pietro Caetani, per la somma stratosferica (anche per l’epoca) di 200.000 fiorini d’oro.

Nel 1381 fu completamente rasa al suolo su ordine di Papa Urbano IV perché Onorato I Caetani aveva giurato fedeltà a Clemente VII, Papa avignonese.

Ninfa non fu più ricostruita e cadde nell’oblìo.

giardino di ninfa dintorni di roma

Visitare il Giardino di Ninfa

Fino a che nel 1921 Gelasio Caetani iniziò a restaurare alcuni ruderi. Piantò nel contempo decine di piante esotiche, che portava dai viaggi intorno al mondo. La figlia di Gelasio, Lelia, pittrice e animo romantico, seguì l’opera del padre. E pensò di strutturare il giardino come un giardino all’inglese. 

Al contrario dei giardini all’italiana, precisi, geometrici e curatissimi, nel giardino all’inglese la natura fa il suo corso. L’intervento dell’uomo c’è, ma non lo si deve notare. E al Giardino di Ninfa, la natura si erge in tutta la sua bellezza.

Cespugli aromatici e alberi altissimi si possono ammirare lungo i suoi sentieri. E’ fatto in modo che durante tutto l’arco dell’anno qualche pianta sia sempre in fiore, così da colorare anche le giornate più grigie.
Pensate che la crescita degli alberi a Ninfa avviene tre volte più velocemente del normale. Ma non ci sono misteri, il segreto è nella posizione.

Il Giardino è riparato ad est dalle montagne, sorge su un terreno ricchissimo di acqua e sorgenti e a ovest, non lontano, ha il mare. Pare che sia una combinazione ideale e si vede.

Il Giardino di Ninfa è unico al mondo.  Il connubio tra i ruderi medioevali e la rigogliosità delle piante che li avvolgono, sostengono e incorniciano non ha eguali.

Nel 1976 l’area intorno a Ninfa è stata dichiarata Oasi WWF. Nel 2000 tutto il complesso è divenuto Monumento Naturale della Repubblica Italiana. Un anno dopo Lelia Caetani, ultima della sua famiglia, creò la fondazione che oggi gestisce il giardino.

giardino di ninfa dintorni di roma

Giardino di Ninfa: la visita

Il Giardino di Ninfa è un luogo incantato.

La commistione tra storia e natura è magica. Non ho mai visto niente del genere in vita mia. L’unico peccato e non poterne godere liberamente. La visita è guidata e i tempi sono strettissimi. Dura poco più di un’ora e viene fatta con un gruppo di 50 persone.

La nostra guida è stata davvero paziente e ha risposto alle domande in maniera chiara e completa.  Poter fotografare questa meraviglia senza nessuno intorno è difficilissimo, credetemi. Tutti vogliono avere un ricordo e con cinquanta persone nello stesso punto avere inquadrature libere richiede tanta pazienza!

giardino di ninfa

Il Giardino di Ninfa: info utili

Come vi dicevo, la prenotazione è obbligatoria. Essendo aperto pochissimi giorni l’anno, pensateci per tempo perché rischiate di non trovare posto.

Sul loro sito trovate tutte le informazioni sui giorni d’apertura e su come effettuare la prenotazione.

Vallerano e la notte delle candele


notte delle candele vallerano

→ 68 chilometri a nord di Roma

Noi di Chicks and Trips siamo state gentilmente ospitate dagli organizzatori della Notte delle candele. Iniziativa molto sentita che si tiene ormai da otto anni nel comune di Vallerano, nei dintorni di Roma, in provincia di Viterbo.

Essendo io la più vicina logisticamente, a me è toccato questo onore.

In un classico centro storico della Tuscia, tutto tufo e vicoletti, 100.000 candele sono state disposte sapientemente per illuminare la nottata del 29 agosto.

Vicoli stretti resi suggestivi dalla luce tremolante delle candele hanno dato al borgo un sapore antico che ha affascinato grandi e bambini.

Incredibile la partecipazione attiva da parte dei cittadini di Vallerano.

Non c’era finestra, balcone, scala, portone, uscio che non fosse rischiarato da candele in vasetti in vetro, buste di carta, sottovasi con l’acqua, appese alle mura col fil di ferro, sospese sopra le teste dei passanti.

Ingegno, riciclo e voglia di sorprendere con semplicità ed eleganza si sono fusi in un’organizzazione davvero impeccabile. Una luna piena tersa e curiosa ha guardato dall’alto la manifestazione rendendo la serata ancora più romantica.

L’affluenza è stata sorprendente per gli stessi organizzatori.

Ma d’altra parte 4 euro (2 per i residenti) erano davvero un prezzo più che ragionevole per godere di un simile spettacolo.

Già dalla strada di accesso, Vallerano, con le luci artificiali ridotte al minimo. appariva ammantato da un fascino antico.

Nell’aria si udivano le note della bellissima musica destinata ad animare le vie del paese. C’era chi suonava affacciato ad un balcone, chi nelle piazze più spaziose, chi nei giardinetti del paese.

Nelle piazzette o negli slarghi che si aprivano nel percorso della manifestazione si mangiava a lume di candela, molti chiacchieravano piacevolmente sulle scale rischiarate dai giochi di luce, tutti cercavano lo scatto giusto per cogliere la magia della serata.

Poggio Mirteto e il Carnevalone Liberato


poggio mirteto carnevalone liberato

→ 55 chilometri a nord est di Roma 

Se avete voglia di colore, follia, divertimento e creatività, ho il posto che fa per voi.

La prima volta che mi hanno portata al Carnevalone Liberato nel borgo di Poggio Mirteto (Rieti), dintorni di Roma, sono rimasta letteralmente senza parole.

Era la prima domenica di quaresima e alla mia ingenua obiezione “ma il Carnevale non dovrebbe finire con il martedì grasso?“, è stata data pronta risposta: “No, ma non è QUEL tipo di carnevale!

A Poggio Mirteto, infatti, potete dimenticare il latino carnem levare in cui si banchettava prima di prepararsi al digiuno e all’astinenza dalla carne.

In questo piccolo paese si festeggia l‘autoliberazione dal dominio dello Stato Pontificio, nella seconda metà dell’Ottocento; la festa è quindi una fusione di tradizioni del territorio e di sentimenti anticlericali, che superano a volte anche il limite della blasfemia.

Il popolo sabino ha dato vita a questa ricorrenza per manifestare il proprio malcontento nei confronti della Chiesa e l’impronta laica e provocatoria è ancora oggi molto forte.

Non è un caso che il Carnevale venga celebrato volutamente durante la quaresima ed a fine serata la tradizione vuole che si dia fuoco ad un enorme pupazzo che rappresenta una figura importante della Chiesa romana.

Chiaramente questa profonda impronta anticlericale crea contrasti e avversione da parte di alcuni, ma secondo me la festa è qualcosa di più.

È la voglia di distinguersi, di rivendicare la propria individualità, di affermarsi anche con idee controcorrente (e non sempre condivisibili!).

Di certo la creatività domina incontrastata. Tutti vengono coinvolti nei festeggiamenti!

Per le vie del paese suonano artisti in tutti gli angoli, si esibiscono giocolieri, sfilano le maschere fatte in casa più pazze che possiate immaginare.

Mappa di cosa vedere nei dintorni di Roma

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Francesca

Francesca

La capa, dalla cui mente è nato Chicks and Trips. Senese di nascita, europea per vocazione, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e poi l'ha appesa al chiodo sopra la televisione, tanto le stampe come complemento d'arredo vanno di moda. Passa il suo tempo a scrivere atti più o meno pubblici, fare foto e pettinare gatti. Se dovesse andare a Hong Kong, sceglierebbe un volo con scalo a Londra e un tempo di attesa di un paio di giorni, pur di farsi un giro nella città della Regina. Sogna di vincere alla lotteria e passare il resto della vita in un appartamento con camino a Mayfair. Autrice de "I Cassiopei (biografie non autorizzate)" e "Storia di Biagio".

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FrancescaGi

FrancescaGi

Romana di nascita, sabina di azione, mamma di cuore. I suoi viaggi sono un mix tra il suo animo cittadino e l'amore incondizionato per la natura della mezza mela con cui condivide la vita. “Alla fine però sono venuti dei bei mix”, assicura lei. Chissà se la pensa così anche Luna, la coniglia nana più viziata del mondo, che li attende con pazienza a casa ogni volta. Anche se di fatto è un avvocato, Francesca dice di non avere ben chiaro cosa vuole fare da grande, ma sarà bene che lo capisca in fretta perché suo figlio di 5 anni le ha chiesto come regalo una Ducati Panigale!