Ancora una volta la nostra amica Katiu ci porta con sé nei suoi viaggi, stavolta a Gaeta, la perla del Lazio. Alla scoperta di leggende misteriose e di fatti sovrannaturali così potenti, da sciogliere la roccia.
A Gaeta, nel sud della Riviera di Ulisse, proprio di fronte al golfo omonimo dove il mare assume quel colore azzurro intenso, si erge in tutta la sua magnificenza la montagna spaccata, sede del Santuario della S.S. Trinità.
Un alone di mistero avvolge il Monte Orlando ed un’antica leggenda da anni viene tramandata incuriosendo i pellegrini ma anche, anzi forse soprattutto, i turisti alla ricerca di particolarità. Come me, per esempio!
Si narra infatti che, nel momento esatto della morte di Cristo, tre enormi fenditure scalfirono l’interno del promontorio, spaccandolo letteralmente in più parti.
Il dolore per la morte del figlio di Dio fu tale che le acque del Mediterraneo si riversarono all’interno delle linee di rottura, creando grotte e torrenti sotterranei.
Un marinaio turco, che navigando le nostre acque si trovò a passare da Gaeta negli anni successivi, non credette ai racconti dei locali. Si avventurò quindi lungo queste insenature, fino a quando, stremato, confermò la sua versione: non ci fu nessun intervento divino, quello che gli avevano raccontato erano solo frottole e dicerie.
Stanco, si appoggiò alla parete della montagna che, miracolosamente, diventò morbida come burro, lasciando così impressa nella roccia l’impronta della sua mano.
Da allora La mano del turco è una delle tappe fondamentali di questo luogo misterioso. Insieme anche alla Grotta dei turchi, luogo dove i saraceni trovavano riparo durante le loro navigazioni.
Come anche Il letto di San Filippo Neri, un piccolo giaciglio in pietra dove, si dice, Filippo Romolo Neri si ritirava a pregare e meditare. Oppure la Cappella del Crocifisso, santuario costruito ad inizio del 1400 nel punto esatto in cui un macigno si staccò dalla cima incastrandosi tra le pareti di una delle fenditure.
Informazioni per visitare il Santuario
Il sito, insieme al Santuario della S.S. Trinità, è visitabile tutti i giorni dell’anno.
Caratteristiche sono le scalette che giungono fino alla Grotta del Turco (non sono più percorribili totalmente ma solo fino ad un terzo della tratta). Bello anche il percorso – molto stretto – che segue tutta la spaccatura principale, arricchita da una Via Crucis incisa nella roccia, fino alla famosa impronta.
Le scalette le ho personalmente contate tutte. Sono poco più di una sessantina di scalini e sì, ho la fissa di contarli in ogni scala che faccio! La strettoia tra la montagna l’ho percorsa praticamente col naso all’insù. Non volevo perdermi neanche un’ombra, un’insenatura, ogni minima cicatrice di questo monte misterioso.
Perché sarò anche atea, ma le leggende di questo genere mi hanno sempre affascinato. Soprattutto quando appartengono a luoghi come il Golfo di Gaeta. A Gaeta, dove il cielo ed il mare hanno lo stesso colore. Senza un confine ben delineato, unendo in unico dipinto l’azzurro della vita ed il blu dell’infinito.
Mamma mia che meraviglia senza dover aggiungere altro! Me lo dico tutti gli anni che devo tornare nel profondo sud….e poi ogni volta salta….cavolo!
Ho scritto un post su Gaeta poco tempo fa. Ci sono stata in pieno fermento natalizio e faceva troppo freddo per andare al santuario.Ho un ricordo di bambina e prespo ci devo ritornare. Grazie per il racconto. Ciao Francesca
Una storia che non conoscevo. Con le foto fantastiche poi l’articolo si è fatto leggere molto volentieri! Non ci sono mai stata, e pensare che non sono neppure lontana!
Si imparano sempre cose nuove 😉
Questo è un signor articolo!
Tra gli scatti mozzafiato e le parole di questa leggenda, abbiamo divorato con gli occhi questo articolo.
Non conoscevamo questo racconto ma lo aggiungeremo alle scuse per poter visitare il prima possibile Gaeta!
Wow, le foto sono davvero impressionanti, quindi immagino che dal vivo sia ancora più fantastica Gaeta! Non pensavo che fosse davvero una destinazione così bella
E’ veramente un posto fantastico! Sembra proprio che una lama sia scesa per tagliare a metà queste due enormi pareti di roccia!
Non conoscevo questa storia! Motivo in più per scendere verso Gaeta nelle mie prossime escursioni!